Benno Neumair, la follia: “Volevo solo il silenzio, ho zittito mio padre”

Una storia davvero incredibile quella raccontata ai pm da parte di Benno Neumair, che ha ucciso i genitori in casa prima di occultare i corpi

Benno Neumair

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La verità è uscita a galla a poco a poco. Un racconto di 20 minuti quello di Benno Neumair, 31enne che ha ucciso i genitori in casa il 4 gennaio per poi occultare il loro corpo. Li ha gettiti nelle acque dell’Adige dal ponte di Ischia Frizzi per poi andare dalla sua amica Martina. Ai pm ha spiegato così tutti i dettagli come riporta “Corriere.it”: “Papà mi rinfacciava che non valessi niente. Era uscito fuori il discorso delle mie responsabilità, e mia sorella… Mi sono sentito alle strette, così senza una via d’uscita. Vado in camera e vengo incalzato anche se non cerco lo scontro, volevo solo silenzio. Così gli ho detto di stare zitto, ho preso dalla bacinella di plastica dove ho gli attrezzi la prima corda di arrampicata che ho trovato”. Attualmente si trova in carcere con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere: tutto è nei verbali dei due interrogatori negli scorsi giorni dalla Procura di Bolzano, e resi pubblici, ieri sera, da Quarto grado, nel servizio di Matteo Macuglia.

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Benno Neumair, il racconto dettagliato presente nei verbali

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Successivamente continua nel suo racconto dopo esser andato in camera: “È scoppiata una discussione sui soldi: io ho sempre dato 350 euro per l’affitto ai miei genitori, già da quando sono tornato a Bolzano. Mio padre voleva che prendessi l’appartamento di sotto, altrimenti mi avrebbe chiesto 700 euro a partire da gennaio, ovvero un terzo dell’affitto perché siamo tre adulti. Io risposi che non era giusto. Mio padre insisteva che dovevo uscire di casa, che mia sorella, invece, si pagava da sola un appartamento in Germania. Io mi sentivo male dentro”.

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Infine, ha proseguito nel suo racconto: “Eravamo in corridoio. Siamo cascati insieme per terra, non so se l’ho strozzato da dietro o da davanti. Ricordo solo che ho stretto molto forte. Poi sono rimasto seduto, o sdraiato in corridoio. Ricordo che in quel momento è suonato il mio cellulare, probabilmente ho risposto. Poi ricordo che mi sono di nuovo agitato, sentendo il rumore del cellulare e poi, subito dopo, il rumore del chiavistello. Mi sono mosso verso la porta, è entrata la mamma, avevo ancora il cordino in mano e mi è venuto di fare la stessa roba, senza nemmeno salutarla”.

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