Roberto Vecchioni, l’assurda storia dell’arresto per droga: poi l’assoluzione

Nel 1977 Roberto Vecchioni fu arrestato a Milano perché accusato di spaccio di sostanze stupefacenti dal giudice istruttore del tribunale di Marsala. Ecco il retroscena. 

Non tutti sanno che Signor giudice / Vorrei, il singolo del cantautore italiano Roberto Vecchioni, pubblicato nel 1979 dalla Ciao Records e appartenente all’album Robinson, come salvarsi la vita, nasce da una vicenda personale. Nel 1977 Vecchioni fu arrestato a Milano perché accusato di spaccio di sostanze stupefacenti dal giudice istruttore del tribunale di Marsala, Salvatore Cassata. Ripercorriamo quell’assurda vicenda.

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L’esperienza da incubo vissuta da Roberto Vecchioni

L’accusa mossa nei confronti di Roberto Vecchioni si riferiva a un episodio avvenuto due anni prima durante una serata alla Festa dell’Unità della stessa località siciliana, quando il cantautore avrebbe offerto uno spinello a un quattordicenne. Vecchioni venne rinchiuso nel carcere di Marsala in attesa del processo e rilasciato dopo alcuni giorni, una volta ottenuta l’assoluzione.

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L’episodio fu il frutto di una surreale montatura. Pare che un ragazzo si fosse avvicinato a Vecchioni chiedendogli da fumare e che il cantautore gli avesse semplicemente risposto: “Mi dispiace, non fumo”. Il giovane aveva poi inventato la sua versione di sana pianta, salvo ritrattarla non appena messo a confronto con l’imputato. La rabbia provata da Roberto Vecchioni per l’ingiusta detenzione fu esacerbata dall’attesa in prigione del cantautore poiché il giudice doveva rientrare dalle ferie.

La canzone Signor giudice era dedicata al giudice Cassata – che lo aveva arbitrariamente arrestato e poi era partito per il mare -e a tutta quella magistratura che interpreta malamente il proprio mandato. “Signor giudice lei venga quando vuole, più ci farà aspettare più sarà bello uscire” canta Vecchioni, che com’è facile immaginare è rimasto profondamente segnato da quell’esperienza.

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