Omicidio Maria Chindamo, la figlia del pentito “nelle mani dei clan”

Nuovo tassello nell’omicidio Maria Chindamo, la figlia del pentito sarebbe una bimba di 30 mesi “nelle mani dei clan”.

Maria Chindamo ed Emanuele Mancuso

In questi mesi, Emanuele Mancuso, un giovane collaboratore di giustizia nonché figlio del boss Pantaleone detto Luni l’Ingegnere, famiglia di Limbadi e Nicotera, è diventato un nome noto anche alla stampa, in relazione a un cold case che ha tenuto molti col fiato sospeso. Stiamo parlando dell’omicidio di Maria Chindamo.

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Era stato infatti il giovane pentito il primo ad accusare dell’omicidio Salvatore Ascone, di 53 anni, di Limbadi, già noto alle forze dell’ordine. Quest’ultimo, a luglio del 2019, è finito in carcere con l’accusa di omicidio volontario. L’uomo nel dicembre scorso è stato poi scarcerato dal Tribunale del Riesame. Nei giorni scorsi, un altro pentito – compagno di carcere di Mancuso – aveva rivelato dettagli raccapriccianti dell’omicidio.

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Il caso della figlia del pentito dell’omicidio Maria Chindamo

Sempre il collaboratore di giustizia Antonio Cossidente di Potenza, che non è direttamente coinvolto nel caso, ma ha appunto raccolto le confidenze di Mancuso, ha contribuito a far emergere la vicenda della figlia del pentito. Così adesso Emanuele Mancuso in una lettera aperta manifesta “il mio stato di frustrazione e preoccupazione per le sorti di mia figlia, di soli 30 mesi di vita”. La piccola, “nonostante le notorie vicende legate alle pressioni da me subite per la scelta intrapresa” manterrebbe “contatti con gli ambienti ‘ndranghetistici”.

Cossidente era stato il primo a lanciare in un certo senso l’allarme sulla vicenda: “Loro buttavano avanti la bambina per farlo ritornare sui suoi passi, cioè giocavano sui sentimenti”. Mancuso ora rincara la dose e in una lettera di tre pagine dettaglia la sua scelta: “Ho deciso di collaborare con la giustizia proprio in prossimità della sua nascita, anche con la speranza di offrirle un futuro diverso, lontano dal contesto sociale e criminale di mia appartenenza”. Una scelta non condivisa dalla madre della bambina, che non ha mai voluto entrare nel programma di protezione e ora Emanuele Mancuso esprime la propria preoccupazione per l’ambiente familiare in cui è collocata la figlia.

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