Un arresto per il mistero di Maria Chindamo, svolta nel caso della scomparsa dell’imprenditrice scomparsa: per gli inquirenti fu omicidio.
Ci sarebbe una clamorosa novità nel caso della scomparsa dell’imprenditrice Maria Chindamo, sparita il 6 maggio 2016. Oltre tre anni dopo, gli inquirenti hanno infatti dissolto molti dubbi e giunti alla conclusione che la donna sarebbe stata uccisa e il suo cadavere fatto sparire. Per tale motivo, nella giornata di oggi è stato arrestato Salvatore Ascone, di 53 anni, di Limbadi, già noto alle forze dell’ordine, con l’accusa di omicidio volontario. Le indagini sono state portate avanti dai militari dell’Arma dei carabinieri di Vibo Valentia e del Ros.
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Le indagini sul mistero della scomparsa di Maria Chindamo
Eseguita dunque nelle scorse ore un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Vibo Valentia su richiesta della Procura della Repubblica nei confronti di Salvatore Ascone. L’uomo sarebbe il proprietario dello stabile situato dinanzi all’azienda agricola di Maria Chindamo. Stando alle accuse, con la complicità di un suo operaio, avrebbe manomesso l’impianto di videosorveglianza che avrebbe consentito di inquadrare la scena del crimine. L’imprenditrice di Laureana di Borrello, secondo gli inquirenti, sarebbe stata prelevata quella mattina proprio davanti alla sua proprietà dall’Ascone.
La procuratrice facente funzioni Filomena Aliberti e la pm incaricata di seguire il caso, Concettina Iannazzo, in conferenza stampa, hanno delineato i dettagli dell’operazione, sottolineando come quella di oggi sia “una giornata importante per i familiari di Maria Chindamo”. Quindi hanno evidenziato: “Si tratta di un nuovo inizio di attività investigativa che punta a fare definitivamente luce sulla vicenda”. Sarebbero tre i possibili moventi dell’omicidio, legati comunque alla sfera familiare o imprenditoriale della donna, il cui marito era morto suicida qualche tempo prima della sua scomparsa.
