Pippo Fava veniva assassinato 37 anni fa: la sua storia e le sue battaglie

Il celebre Pippo Fava è stato assassinato da Cosa Nostra 37 anni fa. Scopriamo insieme qualcosa in più su di lui e sulla sua storia.

Giuseppe Fava, conosciuto da tutti come Pippo, è nato a Palazzolo Acreide, in provincia di Siracusa, il 15 Settembre 1925. Fu il figlio di Giuseppe ed Elena, due maestri della scuola primaria. L’uomo dedicò parte della sua vita agli studi. Nel 1943, dopo essersi trasferito a Catania, conseguì infatti la laurea in Giurisprudenza, lanciandosi immediatamente dopo nel mondo del giornalismo. Il suo talento e le sue capacità lo portarono presto a collaborare con diverse testate celebri in tutta la nazione.

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Il successo non tardò ad arrivare per Pippo. L’uomo venne assunto infatti, nel 1956, come caporedattore dell’Espresso sera. Durante quegli anni scrisse di calcio, cinema, cronaca e politica, arrivando persino ad intervistare alcuni boss di Cosa Nostra. Tra di loro ricordiamo Giuseppe Genco Russo e Calogero Vizzini. Fava si dedicò inoltre al teatro, alla narrativa, ed alla saggistica, brillando e distinguendosi in ogni sua preziosissima opera. Verso le metà degli Anni Settanta si avvicinò anche al cinema ed alla radio, arrivando a scrivere importanti sceneggiature.

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Nel 1980, Pippo Fava ottenne la direzione del Giornale del Sud. In poco tempo l’uomo diede vita ad una dinamica e giovane redazione, che vide tra i redattori anche Rosario Lanza, Antonio Roccuzzo, Riccardo Orioles, e Michele Gambino. Il quotidiano iniziò progressivamente a denunciare gli affari illeciti di Cosa Nostra, in particolar modo i traffici di droga nella città di Catania. La direzione del giornale passò così in poco tempo nelle mani di altri imprenditori non molto trasparenti, in diretto contatto con la mafia stessa. Da quel momento in poi iniziò per Giuseppe un periodo duro, che terminò con il suo assassinio, il 5 Gennaio 1984.

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Pippo Fava: gli attentati negli Anni Ottanta e l’assassinio

Agli inizi degli Anni Ottanta, Pippo Fava riuscì a scampare da un attentato che lo avrebbe fatto saltare in aria tramite una bomba realizzata con un chilo di tritolo. In seguito alla mancata riuscita dell’assassinio, il quotidiano diretto dal giornalista venne immediatamente censurato, e Pippo fu licenziato subito dopo, nonostante le proteste dei colleghi. Rimasto senza lavoro, Pippo diede vita, insieme ai suoi collaboratori, ad una cooperativa, Radar, che divenne in poco tempo un punto di riferimento editoriale per la lotta contro la mafia. La rivista catturò l’attenzione dell’Italia intera, dal momento in cui si occupò non solo di delinquenza ordinaria, ma anche di denunce di infiltrazioni mafiose. Nel 1983, Giuseppe rilasciò un’intervista ad Enzo Biagi, all’interno della quale rivelò la presenza di componenti della mafia nelle banche, in Parlamento, e nel Governo. Quello fu il suo ultimo intervento pubblico. Il 5 Gennaio del 1984 l’uomo fu assassinato da Cosa Nostra, alle 9:30 di sera, freddato da due proiettili, mentre stava andando a prendere la nipotina al Teatro Verga.

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