Moriva 8 anni fa Rita Levi Montalcini: perché è stata una donna rivoluzionaria

Tra le menti più importanti del nostro secolo, Rita Levi Montalcini muore il 30 dicembre di otto anni fa. Ecco perché è stata una persona rivoluzionaria.

Il 30 dicembre di otto anni fa moriva la grandissima scienziata neurologa torinese Rita Levi Montalcini, che si è confermata tra le menti più influenti e rivoluzionarie della storia italiana e non solo. “Una piccola signora dalla volontà indomita e dal piglio di principessa”, così la definiva Primo Levi. Dalle persecuzioni naziste alla consacrazione, ecco per cosa abbiamo amato la grandissima scienziata, premio Nobel per la medicina nel 1986.

Rita Levi Montalcini, una storia da premio Nobel

Rita è nata il 22 aprile 1909Torino e a vent’anni è entrata alla scuola di medicina, perseguendo quella che era sempre stata la sua passione. Allo scoppiare della seconda guerra mondiale, è poi costretta a fuggire in Belgio, per sfuggire alle leggi razziali emanante dai fascisti.

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Una vita intera consacrata alla scienze e alla ricerca, che le hanno fatto conquistare il più prestigioso premio al mondo, il Nobel per la medicina nel 1986, diventando la prima donna ad ottenere un tale riconoscimento in campo scientifico. Questo, perché Rita aveva scoperto l’esistenza del fattore di accrescimento della fibra nervosa. “È un esempio affascinante di come un osservatore acuto possa estrarre ipotesi valide da un apparente caos. In precedenza i neurobiologi non avevano idea di quali processi intervenissero nella corretta innervazione degli organi e tessuti dell’organismo.” questa la motivazione dietro l’assegnazione del premio.

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Straordinaria anche in campo umanitario: ha infatti fondato insieme alla sorella, una Onlus per finanziare borse di studio per le donne africane, la Rita Levi Montalcini Onlus. Una scienziata rivoluzionaria con una grande umiltà. Infatti, così parlava in un’intervista: “La mia intelligenzaPiù che mediocre. I miei unici meriti sono stati impegno e ottimismo. L’assenza di complessi psicologici, la tenacia nel seguire la strada che ritenevo giusta, l’abitudine a sottovalutare gli ostacoli – un tratto che ho ereditato da mio padre – mi hanno aiutato enormemente ad affrontare le difficoltà della vita. Ai miei genitori devo anche la tendenza a guardare gli altri con simpatia e senza diffidenza.”

rita levi montalcini

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