Vaccino Covid, “licenziamento per giusta causa a chi non lo fa”

Il giudice Raffaele Guariniello parla dei possibili risvolti sul mondo del lavoro per gli individui che non vogliono fare il vaccino Covid.

vaccino Covid licenziamento
Vaccino Covid licenziamento per chi non si sottopone al siero FOTO Getty Images

Il vaccino Covid è pronto ad essere somministrato ai primi soggetti anche in Italia. La prima persona a riceverlo è la infermiera Claudia Alivernini, 29 anni, che lavora allo ‘Spallanzani’ di Roma e che sa bene cosa abbia significato il virus sulla gente. Contestualmente si procederà con l’immunizzare anche gli altri lavoratori del comparto medico e sanitario italiano, assieme agli anziani. Poi toccherà gradualmente anche al resto della popolazione, con l’obiettivo di raggiungere per aprile i 15 milioni di persone che avranno ricevuto il vaccino Covid.

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Uno scopo che ha reso noto il primo ministro Giuseppe Conte. Tuttavia, nonostante una riscontrata efficacia del 90% ed oltre mostrata dal vaccino Pfizer Biontech e dagli altri pronti ad essere immessi sul mercato, non mancano individui che hanno manifestato diffidenza ed aperta ostilità verso la necessità di doversi vaccinare. A condannare però tale atteggiamento ci pensa il magistrato Raffaele Guariniello, famoso per avere intrapreso numerose battaglie in tribunale nel corso della sua carriera. A ‘Il Fatto Quotidiano’ Guariniello fa sapere che la vaccinazione è una forma di tutela della salute. “E vaccinarsi non è solo una semplice indicazione morale bensì è quanto stabilisce anche la legge”. Secondo lui coloro che rifiutano la vaccinazione potrebbero essere licenziati dal proprio datore di lavoro, anche per giusta causa.

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Vaccino Covid, il Testo unico della Sicurezza sul Lavoro parla chiaro

“Alla base di tutto c’è il fatto che nessuno può essere obbligato a sottoporsi a trattamento sanitario salvo fatto se tale disposizione arrivi da apposita disposizione di legge, come riportato nella Costituzione dal Testo unico della Sicurezza sul Lavoro”. Tale normativa fa si che il datore di lavoro debba fornire vaccini efficaci per i propri dipendenti non ancora immuni. Sarà compito del rispettivo medico di base procedere con l’applicazione dello stesso. Inoltre sempre questa norma fa riferimento alla possibilità di allontanare temporaneamente il lavoratore “qualora sussista inidoneità alla mansione su indicazione del medico competente”. Così come vige l’obbligo di allontanamento e lo spostamento ad altri compiti, quando possibile.

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Guariniello: “La legge è chiarissima”

Ogni datore di lavoro deve organizzarsi per far si che venga tutelato il lavoro. Quando però non è possibile, allora è giustificabile una interruzione del rapporto lavorativo con i soggetti eventualmente non compatibili con le disposizioni di sicurezza. Una situazione che pare rientrare nel novero del licenziamento per giusta causa, ma della quale ovviamente non si deve fare ricorso ed abuso utilizzandola come pretesto.

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Per questo la legge deve tutelare al massimo tutte le entità che risultano coinvolte in vicende del genere. Certo è che una situazione di emergenza non contempla i licenziamenti, come ricorda lo tesso Guariniello. Tra le soluzioni proposte c’è il ricorso allo smart working, come è stato per tanti nel corso del 2020. Fatto sta che per il magistrato la legge vigente ha la prevalenza su possibili lamentele individuali di qualche no vax che potrebbe fare ricorso ad una presunta violazione della libertà personale.

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