Caravaggio, l’omicidio di Ranuccio Tommasoni: come andarono davvero le cose

Il 28 maggio del 1606 Caravaggio ferì mortalmente in una rissa Ranuccio Tommasoni da Terni: ecco tutto quel che c’è da sapere al riguardo. 

E’ noto a tutti che la vita di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, fu assai movimentata e costellata di guai con la legge, complici lo stile di vita e il carattere del personaggio. L’episodio più grave fu senz’altro il delitto Tommasoni, avvenuto il 28 maggio del 1606 a Roma. Durante una partita di pallacorda a Campo Marzio il pittore subì un fallo ad opera della squadra rivale e la sua reazione passò alla storia.

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Il “giallo” del delitto di Caravaggio

Quella partita degenerò in una rissa nella quale Caravaggio ferì mortalmente Ranuccio Tommasoni da Terni, con il quale aveva già avuto diversi e violenti diverbi. All’origine della rivalità tra i due, oltre a presunti debiti di gioco non saldati dall’artista, c’era anche una donna, Fillide Melandroni, e la politica: Caravaggio era un protetto dell’Ambasciata di Francia, mentre Tommasoni era filo-spagnolo.

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Sta di fatto che dopo l’episodio il pittore ricevette una condanna capitale: morte per decapitazione. Condanna che, per giunta, poteva essere eseguita da chiunque lo avesse riconosciuto per strada. L’artista ne fu ossessionato, e proprio allora nei suoi quadri cominciarono a comparire teste mozzate o condannati a morte con le sue fattezze.

Caravaggio dovette fuggire da Roma e ci riuscì grazie all’aiuto di Filippo I Colonna, che lo ospitò segretamente nei suoi feudi laziali, prima di farlo riparare a Napoli grazie a un ramo collaterale della potentissima famiglia romana, quello dei Carafa.

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