Addio a Lidia Menapace, una delle ultime testimoni dirette della Resistenza italiana: è morta all’età di 96 anni.
Ci ha lasciato oggi Lidia Menapace, una delle ultime testimoni dirette della Resistenza italiana. La donna, malata di Covid-19, si trovava ricoverata da alcuni giorni nel reparto di malattie infettive dell’ospedale di Bolzano, dove si è spenta all’età di 96 anni.
Lidia Menapace: infanzia e attività politica
Lidia Menapace, all’anagrafe Lidia Brisca, era nata a Novara il 3 aprile del 1924. In vita fu staffetta partigiana, pacifista, femminista militante e senatrice della Repubblica. Nonostante l’età non ha mai smesso di raccontare ai giovani la Resistenza, la giovinezza sotto i bombardamenti della Guerra, le fughe in bicicletta, la paura di incontrare i nazifascisti per strada, i messaggi in codice imparati a memoria, i libri studiati di nascosto, al lume di candela durante il coprifuoco. Nel 1964 divenne la prima donna eletta nel consiglio provinciale e poi, nella stessa legislatura, la prima assessora alla Sanità.
Femminista da sempre, qualche anno fa Lidia ha raccontato uno dei consigli più utili ricevuti dalla madre quando lei e la sorella erano piccole: “Mia madre insegnò a noi due figlie un suo codice etico. Ci diceva: ‘Siate indipendenti economicamente e poi fate quello che volete, il marito lo tenete o lo mollate o ve ne trovate un altro. L’importante è che non dobbiate chiedergli i soldi per le calze”.
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Tra i primi a ricordarla e renderle omaggio c’è stato Gianfranco Pagliarulo, presidente dell’ANPI, che su Facebook ha scritto: “È un lutto per l’Anpi, è un lutto per il Paese. Ciao Lidia, partigiana della democrazia, della pace, dell’uguaglianza, dei diritti delle donne, cioè dell’umanità. Resterai nella coscienza e nell’impegno di tutte e tutti noi”. Lidia tutta la sua vita l’ha racchiusa dentro al libro autobiografico “Io, partigiana”, disponibile nelle librerie e online.