Bassetti stufo degli attacchi subiti a Genova: “Finita la pandemia me ne andrò”

Stanco di essere attaccato, l’infettivologo dell’ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti, lascerà la città a fine pandemia.

In questi mesi Matteo Bassetti è stato uno degli esperti più  visibili in televisione. L’infettivologo dell’Ospedale San Martino di Genova, infatti, non si è mai tirato indietro quando è stato chiesto il suo parere sulla pandemia, sulle pratiche di prevenzione da adottare e sulle misure da prendere per contrastare la diffusione del contagio. Un impegno televisivo che lo ha reso noto in tutta Italia, ma che lo ha anche esposto alle critiche di cittadini, politici, giornalisti e colleghi.

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In una recente intervista concessa al ‘Secolo XIX‘, l’infettivologo chiarisce innanzitutto che la sua presenza televisiva non è voglia di protagonismo, ma parte del suo mestiere di divulgatore scientifico. D’altronde, sottolinea Bassetti, oltre ad essere un medico è anche un professore universitario. Al di là di alcune critiche che avrebbe potuto accettare senza problemi, l’infettivologo ritiene che la maggior parte degli attacchi siano immotivati e sospinti da un livore che non comprende. Specie quelli partiti dai politici, che lo attaccano a suo avviso solo perché ha collaborato con il Governatore Toti. Collaborazione su cui dice: “è il capo della sanità ligure, con chi altro avrei dovuto collaborare?”.

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Bassetti amareggiato: “A fine pandemia lascio Genova”

L’infettivologo del San Martino è amareggiato e non accetta più il crescendo di polemiche che si è creato nei suoi confronti. Tanto che al quotidiano genovese dice: “Non credo che rimarrò a Genova quando l’emergenza sarà finita, ma non per mia volontà. Lo ha voluto una certa parte di città che mi attacca quotidianamente. Non posso vivere in un luogo dove mi vergogno a far leggere ai miei figli cosa dicono di me, sono schifato”.

Bassetti rimarca la propria amarezza a fine intervista, quando, parlando di Genova, dice: “Amo follemente questa città e ho voluto tornarci a tutti i costi, volevo che i miei figli crescessero qui. Non immaginavo di trovare tanta cattiveria”. Per il medico, questa cattiveria unita all’incapacità di vedere oltre o di appoggiare chi prova ad innovare è il problema principale della città. In conclusione aggiunge: “Ricevo ogni giorno offerte di lavoro, potrei andare dove voglio. Arrivati a questo punto o mi rassegno alla mediocrità oppure me ne vado, col dispiacere nel cuore”.

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