Coronavirus, tutti gli eventi di super contagio: quali sono e dove sono avvenuti

Coronavirus, cosa sono gli “eventi di super contagio”: ecco dove sono stati, e cosa possiamo fare per evitarli e limitare i contagi.

Secondo le ultime statistiche, se non vengono messe in atto le misure di contenimento quali l’uso delle mascherine, il frequente lavaggio delle mani e il distanziamento sociale, una persona positiva al Covid infetta mediamente altre 2-3 persone. Tuttavia ci sono situazioni particolare in cui una persona infetta può trasmettere il virus a molte più persone, diventando un “superspreader” (cioè un “soggetto super diffusore”). Sta tutto nelle circostanze e nei comportamenti individuali: durante gli eventi organizzati in spazi affollati e chiusi avviene una maggiore diffusione di goccioline potenzialmente infette. Prevenire queste situazioni, evitandole o indossando correttamente la mascherina, può contribuire in modo decisivo a fermare la diffusione del Coronavirus. Cristina Marrone, attraverso un articolo pubblicato sul Corriere della Sera, spiega che cosa sono i “superspreading events”, gli “eventi di supercontagio”, ovvero tutte quelle situazioni in cui la catena di contagi può diventare incontrollabile.

Potrebbe interessarti leggere anche –> Coronavirus, nuovo DPCM: stretta su feste, locali e matrimoni

Coronavirus, ecco cosa sono gli eventi di super contagio

Billionaire Covid

Sempre il Corriere della Sera afferma che un ampio studio di tracciamento condotto su mezzo milione di persone ha realizzato che la maggior parte dei pazienti positivi al Covid non ha infettato nessun altro. I responsabili principali della nuova ondata di contagi sono gli eventi di cui abbiamo parlato prima, che hanno creato focolai che si sono diffusi a macchia d’olio in tutto il mondo, talmente velocemente da rendere impossibile un tracciamento completo. I focolai più problematici si verificano in ospedali e case di riposo, ma secondo gli studi anche matrimoni, funerali, riunioni di lavoro, ristoranti, palestre, aziende agricole, macelli, call center, feste, collegi e carceri sono stati i luoghi di superspreading events comuni in tutto il mondo. Il fattore comune di tutte queste situazioni è che si svolgono principalmente in ambienti chiusi, dove viene a mancare il ricambio dell’aria e le persone stanno spesso vicine e senza mascherina, in contatto prolungato. Alcuni paesi, tra cui prendiamo come esempio Giappone e Corea del Sud, hanno dimostrato che è possibile affrontare un focolaio senza dover limitare completamente i movimenti dei cittadini. Questi paesi hanno adottato la regola delle 3C: i governi hanno invitato la gente ad evitare “closed spaces” (spazi chiusi), “crowded places” (luoghi afollati) e “close-contact settings” (contesti di contatto ravvicinato).

Potrebbe interessarti leggere anche –> Coronavirus e viaggi all’estero: nuove regole tra tamponi e quarantene

Il primo evento di super contagio in Italia

Atalanta Coronavirus tifosi

L’evento di superdiffusione più famoso in Italia, però, si è svolto all’aperto. Stiamo parlando della partita di Champions League del 19 febbraio 2020, quando allo stadio di San Siro a Milano l’Atalanta ha ospitato la squadra spagnola del Valencia. L’evento, ai tempi, è stato battezzato “game zero”: durante il match, che si è svolto due giorni prima della conferma del primo caso positivo di Covid in Italia, le 40 mila persone sugli spalti di San Siro si sono contagiate tra di loro. Allo stadio erano presenti anche 2.500 tifosi del Valencia, e infatti poche settimane dopo il 35% della squadra spagnola è risultata positiva al virus.

Potrebbe interessarti leggere anche –> Coronavirus, l’allarme di Zaia: “Siamo ancora in guerra”

Da allora si sono susseguiti in tutto il mondo eventi simili, ma su scala ridotta e principalmente al chiuso. A febbraio una donna sudcoreana di 61 anni, positiva, ha frequentato un luogo di culto: è stata ritenuta responsabile del contagio di una cinquantina di persone presenti all’evento. Sempre in Corea del Sud, una lezione di Zumba ad alta intensità in uno spazio chiuso ha causato una catena di contagi: i ricercatori hanno collegato 112 casi di Covid a quella lezione di danza. Negli Stati Uniti un corista asintomatico ha contagiato 53 colleghi durante le prove di canto, e due persone sono morte. A fine febbraio la riunione annuale dell’azienda farmaceutica Biogen a Boston è stata una dei primi casi di superdiffusione del virus negli Stati Uniti: dopo l’incontro, i 175 dirigenti e tutti i partecipanti sono saliti a bordo di vari aerei e hanno portato il virus in sei diversi Stati degli USA e in tre paesi stranieri. Anche le aziende di produzione e confezionamento della carne sono stati luoghi di super diffusione in tutto il mondo: in quei luoghi gli operai lavorano a stretto contatto tra di loro e sono costretti a parlarsi ad alta voce in un ambiente molto rumoroso e a basse temperature, che facilitano la sopravvivenza del virus. Negli Stati Uniti sono centinaia le industrie alimentari coinvolte nei focolai, e in Germania i focolai nati nei mattatoi hanno causato il contagio di oltre duemila persone. Anche in Italia sono stati individuati focolai nei salumifici del Mantovano, con un conteggio finale di una settantina di casi. Anche lo stabilimento dell’Aia di Vazzola, in Veneto, è stato focolaio di 184 contagi. L’ultimo evento registrato, invece, è avvenuto alla Casa Bianca quando Donald Trump ha annunciato la scelta della giudice Amy Coney Barrett per la Corte Suprema.

Se vuoi seguire tutte le nostre notizie in tempo reale CLICCA QUI!

 

Impostazioni privacy