Pacemaker “al contrario”, muore a 2 anni: sotto accusa il Bambin Gesù

Sono 8 i medici indagati per il caso del bimbo di due anni morto a causa di un pacemaker impiantato al contrario. Ma l’ospedale Bambin Gesù respinge ogni accusa. 

Si terrà il prossimo martedì davanti al gip di Roma l’udienza preliminare del procedimento che vede imputati 8 medici dell’ospedale capitolino Bambin Gesù, accusati di omicidio colposo per la morte di un bimbo di soli due anni a cui – per cause tutte da chiarire – sarebbe stato impiantato un pacemaker al contrario.

Leggi anche –> Pacemaker Nanostim: l’incubo di una malata di cuore

Leggi anche –> Shalpy “tradito” dal pacemeaker: “Ho rischiato di morire 3 volte”

Se vuoi seguire tutte le nostre notizie in tempo reale CLICCA QUI!

Le indagini sul bimbo morto per il pacemaker impiantato male

Il bambino in questione, nato con una patologia cardiaca, era  stato sottoposto nel 2016 a un’operazione in Sicilia, a Taormina, presso il centro cardiologico pediatrico Mediterraneo dell’ospedale Bambino Gesù. Secondo l’accusa i tre medici che lo hanno operato gli hanno impiantato il pacemaker al contrario, rivolto verso il basso: un errore fatale in quanto gli avrebbe provocato una sorta di “cappio” all’arteria, con conseguente insufficienza cardiocircolatoria.

Quando nel 2018 il bimbo è arrivato a Roma, sempre al Bambin Gesù, i cardiologi che lo hanno visitato non avrebbero capito la gravità della situazione, ritardando una serie di esami cruciali. Il 31 dicembre il bimbo, in condizioni ormai molto gravi, è stato sottoposto a un nuovo intervento chirurgico ma i medici avrebbero sbagliato la procedura. Due giorni dopo il bimbo muore.

In occasione dell’udienza preliminare il giudice potrebbe ordinare una perizia per accertare cosa sia accaduto e individuare l’eventuale causa di una così lunga catena di errori. Intanto, però, il Bambin Gesù respinge ogni accusa e dichiara che “la ricostruzione della vicenda è lontana dalla realtà. Non esiste nessun pacemaker ‘messo al contrario’ (affermazione inammissibile). Ma una complicanza prevista in letteratura che si registra in pochissimi casi e risolvibile chirurgicamente”. “L’intervento – prosegue la nota dell’ospedale – era stato già programmato. Ma il bambino purtroppo, in attesa di tornare a ricovero, avrebbe contratto un virus e poi una polmonite che gli è risultata fatale”. Sarà ora la magistratura ad accertare se è andata veramente così.

EDS

Impostazioni privacy