New York Times, direttore si dimette: accuse troppo forti

Il direttore del New York Times, James Bennet, si è dimesso dopo aver ricevuto forti accuse negli ultimi giorni. Ecco cosa è successo.  

James Bennet, direttore del giornale americano “New York Times” dal 2016, si è dimesso con effetto immediato dopo le polemiche nate i giorni scorsi dopo la pubblicazione di un articolo firmato dal senatore dell’Arkansas Tom Cotton, conosciuto per la sua vicinanza ideologica al presidente Donald Trump. Il commento pubblicava che chiedeva l’uso della forza militare contro i manifestanti scesi in piazza con il movimento #BlackLivesMatter. Al suo posto subentrerà Katie Kingsbury, già vicedirettrice, fino a novembre 2020, quando verranno organizzate le elezioni per la scelta di un nuovo direttore. L’editore del “New York Times” Arthur Ochs Sulzberger ha spiegato la situazione con una nota al personale pubblicata sul sito: “La scorsa settimana abbiamo assistito a una significativa interruzione dei nostri processi di editing, non la prima vissuta negli ultimi anni. James ed io abbiamo concordato che ci sarebbe voluto un nuovo team per guidare il dipartimento attraverso un periodo di cambiamenti considerevoli”.

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New York Times nella bufera, il direttore Bennet si dimette

L’articolo scritto dal senatore Cotton era intitolato “Mandate le truppe”, e sosteneva il bisogno di una repressione militare delle proteste nate nel paese dopo la morte del 46esse afroamericano George Floyd. Dopo averlo pubblicato il giornale “New York Times”, da sempre un punto di riferimento progressista, era stato sommerso dalle proteste: non si sono lamentati solo i lettori, ma anche dei giornalisti stessi della redazione. Il giornale si era subito giustificato dicendo che l’opinione di Cotton non rispecchiava quella del giornale, ma 800 giornalisti hanno deciso comunque di scrivere una lettera di protesta: “Pubblicare un contenuto del genere mette in pericolo i dipendenti neri del New York Times”, hanno detto. Bennet, prima di dimettersi, aveva risposto spiegando le sue ragioni: “La sezione delle opinioni nasce per dare ai lettori dei contro-argomenti. Capiamo che molti lettori trovino dolorosa e pericolosa la tesi del senatore. Ecco perché è utile sottoporla al dibattito pubblico”. La giustificazione non è bastata, e le polemiche hanno spinto l’ex direttore a lasciare il proprio incarico.

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