San Raffaele, lo studio citato da Zangrillo: “Covid 10 volte più debole”

Le affermazioni del Dottor Zangrillo sul Coronavirus hanno generato una polemica all’interno della comunità scientifica, ecco lo studio a cui faceva riferimento.

Qualche giorno fa il Dottor Zangrillo, anestesista e direttore del reparto di terapia intensiva al San Raffaele di Milano, ha generato un putiferio parlando del Coronavirus e della perdita della carica virale. Più o meno tutti gli esperti hanno sottolineato come in questo mese di maggio pare che il Covid abbia perso la capacità di riprodursi che aveva all’inizio. Alcuni, tipo Crisanti, hanno spiegato che questo è successo solo grazie alle misure di distanziamento e all’utilizzo di mascherine e igienizzanti.

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Zangrillo voleva comunicare la stessa informazione, basandosi sui risultati ottenuti da uno studio condotto proprio al San Raffaele dai virologi Clementi e Silvestri. A generare il caos mediatico, però, è stata la scelta delle parole utilizzate dall’anestesista per comunicarla: “Mi viene veramente da ridere. Oggi è il 31 di maggio e circa un mese fa sentivamo gli epidemiologi dire di temere grandemente una nuova ondata per la fine del mese/inizio di giugno e chissà quanti posti di terapia intensiva ci sarebbero stati da occupare. In realtà il virus, praticamente, dal punto di vista clinico non esiste più”.

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Zangrillo difeso dal virologo Silvestri: “Si può discutere sulle modalità di espressione”

Nelle scorse ore il professor Silvestri, epidemiologo di fama mondiale che lavora per l’Università di Atlanta, ha voluto spegnere la polemica spiegando che quanto detto da Zangrillo è veritiero, poi certamente “Si può discutere sulle modalità di espressione”. L’esperto ha spiegato che in questi mesi sono stati fatti esami microbiologici sui tamponi di 200 pazienti, quindi sono stati confrontati quelli di marzo con quelli di maggio.

I risultati dello studio, solo parziali e necessitanti di ulteriori approfondimenti, saranno presto pubblicati sulla rivista scientifica ‘Clinical chemistry and laboratory medicine‘. Sullo studio Silvestri aggiunge: “Sull’aspetto specifico per cui Zangrillo mi chiama in causa, cioè l’osservazione che la carica virale nei tamponi naso-faringei positivi per Sars-CoV-2 è più bassa adesso che a inizio epidemia, si tratta di dati di laboratorio molto solidi e in corso di pubblicazione”.

Anche l’altro autore degli studi, il virologo Massimo Clementi ha confermato la solidità dei dati: “C’è una macroscopica differenza tra i pazienti Covid ricoverati a marzo e quelli ricoverati a maggio, la carica virale e la velocità di replicazione del virus era 10 volte inferiore a due mesi prima. Altri virus, come quello dell’Hiv o quelli dell’epatite B o C, si sono comportati così: tanto maggiore era la loro replicazione, tanto più rapida era la progressione della malattia”.

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