Coronavirus, troppi casi in Lombardia: “Tamponi arretrati”

“Tamponi arretrati” alla base dei troppi casi di Coronavirus registrati in questi giorni in Lombardia, lo afferma l’infettivologo Massimo Galli.

(PAU BARRENA/AFP via Getty Images)

Anche ieri nella sola Regione Lombardia si sono registrati i due terzi dei casi complessivi dell’intero territorio nazionale, ma stando a sentire gli esperti non si tratta di nuovi focolai. Si registrano in sostanza dei ritardi nell’eseguire tamponi richiesti dalla popolazione.

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Lo ha affermato a Sky Massimo Galli, primario infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, che però non si sbilancia sul dato riguardante la fase 2: “Quello che stiamo vedendo adesso è in larghissima misura, direi per la quasi totalità, qualcosa che è avvenuto parecchio prima”.

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Troppi casi di Coronavirus in Lombardia: da cosa dipende

(Vittorio Zunino Celotto/Getty Images)

Ovvero, spiega l’infettivologo, “sono i tamponi arretrati che molte persone hanno chiesto di avere e hanno finalmente avuto, anche perché magari già manifestavano da un po’ di tempo sintomi abbastanza inequivocabili“. Galli precisa: “Abbiamo avuto un problema di restrizione diagnostica che adesso mette abbastanza in confusione chi vede i dati prodotti della Lombardia che vedono per forza un aumento dei casi segnalati”.

Quindi chiosa: “Che questo però sia effettivamente l’esplosione di nuovi focolai successivi alla riapertura francamente, per gli elementi che abbiamo in mano, non mi sento di poterlo affermare”. Invece, per capire come sta procedendo la fase 2, “dobbiamo vedere cose succede entro l’8 giugno e forse anche nei giorni immediatamente successivi per vedere se qualcosa è davvero successo in termini di nuovi contagi dopo le riaperture del 18 maggio”.

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