Rientro a scuola dopo il Coronavirus: ecco le tre opzioni

La viceministra dell’Istruzione Anna Ascani illustra i possibili scenari in vista del rientro a scuola a settembre. Elementari e medie in presenza, ma classi più ridotte. 

“Stiamo immaginando 3 differenti scenari a seconda dell’andamento dell’epidemia, tutti tengono conto del fatto che gli ordini di scuola non sono tutti uguali, in particolare i bambini più piccoli hanno assolutamente bisogno di recuperare una relazione in presenza”: ad annunciarlo è la viceministra dell’Istruzione Anna Ascani. L’ipotesi al momento più accreditata è quella di riprendere le lezioni per elementari e medie in presenza, ma con gruppi classe più ristretti.

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Come cambia la scuola ai tempi della pandemia

“Nella scuola primaria e nella secondaria di primo grado – precisa Ascani – noi immaginiamo comunque di poter avere la scuola in presenza, naturalmente riducendo i gruppi classe, quindi per esempio facendo in modo che una classe sia divisa in due ma moltiplicando le attività che si fanno, aggiungendo, cioè, ai curricula tradizionali più musica, arte, sport, creatività digitale e laboratori e utilizzando per questo altri spazi che stiamo individuando insieme agli enti locali”.

“Per quelli un po’ più grandi – aggiunge -, che si gestiscono meglio anche da soli, prevediamo che una parte dell’attività sia comunque fatta in presenza, perché anche loro hanno bisogno di rientrare a scuola, però molto probabilmente in questo caso la didattica a distanza continuerà ad essere una parte del loro curriculum. L’attività in presenza sarà di meno rispetto al passato e sarà integrata con la didattica a distanza, che soprattutto nelle scuole secondarie di secondo grado ha funzionato meglio”.

Le proteste dei presidi contro la ministra Azzolina

Intanto in una lettera alla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina l’Associazione nazionale presidi denuncia “alcune evidenti criticità” nelle bozze delle ordinanze relative alla valutazione e all’esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione. E chiede di “lasciare all’autonomia delle istituzioni scolastiche la calendarizzazione delle operazioni d’esame, prevedendo che queste si concludano entro il termine, realistico, del 30 giugno”.

Le preoccupazioni dei presidi riguardano in particolare l’esame conclusivo del primo ciclo, data la “grande aleatorietà della valutazione finale” e il rischio concreto “di esplosione del contenzioso, dato che i genitori sono (giustamente) molto attenti al voto di diploma”. A ciò si aggiunge il problema dei “tempi troppo ristretti – tenendo conto anche delle necessarie delibere del collegio dei docenti – e conseguente impossibilità di gestire al meglio, contemporaneamente, la didattica a distanza che dovrebbe proseguire regolarmente per tutte le classi, terminali e intermedie”.

EDS

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