Massimo Galioto, chi è l’uomo fermato per l’omicidio sul Tevere

Dopo la scoperta del cadavere sul Tevere, la polizia di Roma ha convocato per un interrogatorio Massimo Galioto, scopriamo chi è.

Ieri sera, intorno alle 19, alcuni passanti hanno assistito ad un violento litigio sulle sponde del Tevere, nei pressi di Ponte Sisto. Preoccupati che la lite potesse sfociare in qualcosa di grave, alcuni testimoni hanno contattato la Polizia. Purtroppo, però, gli agenti non sono giunti in tempo e quando sono arrivati sul luogo hanno trovato il cadavere di un uomo di 38 anni, le cui generalità non sono state condivise per ragioni di privacy.

Leggi anche ->Roma, cadavere carbonizzato sul balcone. Sospetto omicidio

Come prima cosa gli agenti hanno chiamato un’ambulanza. I paramedici hanno cercato di rianimare l’uomo, ma i loro tentativi si sono rivelati vani e ne hanno dovuto dichiarare il decesso. A quel punto è stata aperta un’indagine per omicidio. Secondo quanto emerso dalla cronaca locale, i testimoni hanno assistito ad una lite tra la vittima ed un uomo che portava a spasso un labrador. Proprio questo avrebbe aizzato il cane contro di lui, ma la morte pare sia stata causata da ferite da taglio, dunque si pensa ad un’aggressione con coltello.

Leggi anche ->Roma, uomo aggredito e ucciso sulla banchina del Tevere

Se vuoi seguire tutte le nostre notizie in tempo reale CLICCA QUI

Omicidio sul Tevere, chi è Massimo Galioto

Dopo aver preso visione dei filmati delle telecamere a circuito chiuso della zona, la polizia ha portato in questura Massimo Galioto come sospetto. Pare che possa essere proprio lui l’uomo che stava litigando con la vittima. L’uomo non è nuovo alle forze dell’ordine visto che è stato accusato dell’uccisione di un ragazzo nel 2016. In quella occasione la polizia indagava sulla morte violenta dello studente americano Beau Solomon, annegato proprio nel fiume capitolino.

Ad accusare Galioto per l’uccisione del ragazzo era stata la fidanzata dell’epoca. In base alla sua testimonianza, la procura aveva chiesto per il presunto assassino una condanna all’ergastolo. Tuttavia le accuse a suo carico sono state archiviate dopo l’assoluzione in tribunale. Il giudice lo ha scagionato poiché mancava una prova schiacciante (tracce di dna, impronte, testimonianza diretta dell’atto violento) ed il movente.

Impostazioni privacy