Coronavirus, l’allarme del Viminale: “La mafia può infiltrarsi ovunque”

Nella Fase 2 dell’emergenza Coronavirus i riflettori del Viminale sono puntati sul pericolo mafia: “L’intero circuito produttivo e commerciale è a rischio infiltrazioni”. 

“Il contesto economico-finanziario che si prefigura nella fase della ripresa espone l’intero circuito produttivo e commerciale al rischio di infiltrazione da parte della criminalità organizzata”: così scrive il Ministero degli Interni in una nota diffusa alla fine del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica. Riflettori puntati sul pericolo mafia, dunque, e sul “flusso di ingenti finanziamenti pubblici, sia nazionali sia comunitari, diretti alle imprese”, perché “questo scenario può favorire dinamiche corruttive e rapporti illeciti tra imprenditori, funzionari pubblici e organizzazioni criminali”.

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Se il virus della mafia si aggiunge a quello di Wuhan

Il virus delle organizzazioni mafiose rischia di trovare un terreno fertile nelle macerie del sistema economico e produttivo di un Paese reso vulnerabile dal lungo lockdown, “anche tenuto conto – sottolinea il ministero guidato da Luciana Lamorgese – che la crisi in atto ha già prodotto un forte deficit di liquidità per le aziende e le famiglie”. Quello degli analisti del Viminale è dunque un triplice allarme: da un lato i capitali della mafia pronti a insinuarsi nel tessuto economico legale messo in ginocchio dalla crisi, dall’altro le società in mano ai clan che puntano a infiltrarsi nella fase di ricostruzione, e infine la piaga della corruzione pronta a diffondersi contestualmente allo stanziamento d’ingenti risorse pubbliche.

In questo scenario, spiega sempre il ministro dell’Interno, sono già stati disposti alcuni interventi: “La direttiva del 10 aprile ai Prefetti per sollecitare la massima attenzione sui rischi di inquinamento della economia legale connessi al contesto dell’emergenza sanitaria e della crisi economica; il protocollo di legalità con il ministero dell’Economia e delle Finanze e con la Sace per assicurare la completa funzionalità del sistema di garanzia alle banche che finanziano le imprese, impedendo comunque l’erogazione di qualunque utilità di fonte pubblica a vantaggio degli operatori economici in odore di condizionamento malavitoso; l’intensificazione dei contatti diretti, a livello centrale e periferico, con le associazioni di categoria al fine di potenziare il monitoraggio dei casi di default economico nonché di individuare aree sensibili per interventi di prevenzione”.

La ministra Lamorgese ha anche potenziato l’attività di analisi e intelligence sul fenomeno del riciclaggio e sulle dinamiche societarie, con particolare attenzione alla filiera agroalimentare, alle infrastrutture sanitarie, all’approvvigionamento del materiale medico, al comparto turistico alberghiero, alla ristorazione e ai settori della distribuzione al dettaglio della piccola e media impresa. E nell’ambito del Comitato per l’ordine e la sicurezza ha chiesto di monitorare i “reati spia”, cioè gli indici dell’infiltrazione criminale (mafia compresa), nel circuito economico finanziario quali l’usura, l’illecita concorrenza attraverso la minaccia e la violenza, le truffe, il trasferimento fraudolento di beni, la corruzione e gli illeciti negli appalti.

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