Angela Rodicio, chi è la giornalista spagnola: dalle guerre al Coronavirus

Chi è la giornalista spagnola Angela Rodicio, reporter della televisione pubblica (TVE), dai teatri delle guerre in Medio Oriente alla battaglia del Coronavirus.

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Nota anche in Italia per aver vinto il Premio Maria Grazia Cutuli nel 2011, Angela Rodicio è reporter della televisione pubblica spagnola (TVE). Tra i più giovani inviati durante la prima guerra in Iraq nel 1991, è un’esperta di Medio Oriente.

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Laureata in Scienze dell’Informazione all’Università Complutense di Madrid, ha lavorato per diversi giornali spagnoli come Diario 16, Faro de Vigo, La Voz de Galicia. A fine anni Ottanta inizia a lavorare per la televisione pubblica spagnola.

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Carriera e curiosità sulla giornalista Angela Rodicio

Nei primi anni di carriera, ha anche frequentato corsi di specializzazione in università internazionali, come la Fordham University di New York City. Ha seguito la guerra in Bosnia fino al 1996 e ha trascorso molto tempo a Sarajevo. Durante quell’anno aprì il primo ufficio di corrispondenza a Gerusalemme. Inoltre, è stata autrice di un documentario molto importante sul radicalismo islamico. Il documentario è stato premiato con la ninfa d’oro al Festival televisivo di Monte-Carlo nel 2002.

La giornalista ha ricevuto numerosi premi in riconoscimento del suo lavoro come corrispondente. Nel 1992, ha vinto il Cirilo Rodríguez Journalism Award come miglior corrispondente spagnolo all’estero. Lo stesso anno, ha anche vinto il premio giornalistico Víctor de la Serna assegnato dalla Asociación de la Prensa de Madrid e creato nel 1974. Dieci anni dopo, nel 2002, Ángela Rodicio ricevette il premio dall’Asociación de Periodistas Extranjeros en España come migliore corrispondente. Infine, il premio internazionale María Grazia Cutuli nella categoria stampa estera. Il premio è dedicato a Cutuli, giornalista del Corriere della Sera che ha perso la vita in Afghanistan nel 2001 insieme ad altri tre giornalisti. Nella motivazione del premio, la giornalista viene definita “un chiaro esempio della figura più autentica dell’inviato speciale”.

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