Stefano Degni, chi è l’autista che salvò Maurizio Costanzo e Maria De Filippi

Stefano DegniStefano Degni era l’autista che accompagnava Maurizio Costanzo e Maria De Filippi il giorno in cui è fallito l’attentato mafioso ai danni del conduttore.

Tutti coloro che sono nati a cavallo degli anni ’90 difficilmente ricorderanno che negli anni delle stragi mafiose, nel mirino della criminalità organizzata ci è finito anche Maurizio Costanzo. Il conduttore televisivo all’epoca era impegnato in una campagna televisiva per informare l’Italia su quello che stava accadendo e denunciare il pericolo rappresentato dall’organizzazione mafiosa. Il suo impegno nel denunciare gli orrori della mafia convinse i capi clan che era arrivato il momento di dare un segnale.

Il giorno in cui era fissato l’attentato, però, qualcosa non è andato come programmato e l’auto bomba è esplosa miracolosamente qualche istante in ritardo. In macchina con Maurizio Costanzo e Maria De Filippi c’era l’autista Stefano Degni, il quale ha avuto un ruolo fondamentale nell’evitare che l’ordigno fosse fatale.

Se vuoi seguire tutte le nostre notizie in tempo reale CLICCA QUI

Chi è Stefano Degni, l’autista che salvò la vita a Maurizio Costanzo e Maria De Filippi

Ventisei anni dopo quel terrificante giorno, Stefano Degni è stato raggiunto dal ‘Corriere della Sera‘ per spiegare in che modo si sono salvati. L’autista racconta in un primo momento quello che ha vissuto: “Anche se stretta, percorro via Fauro a una velocità un po’ allegra, sui 60 all’ora. Sulla sinistra la scuola elementare, a destra il civico 62. Maria pronuncia la parola ‘tennis’, io rispondo. Voltato a sinistra, riallineo le ruote su via Boccioni e proprio in quel momento bum! la fine del mondo, scoppia tutto, buio, la Bosnia, macerie ovunque”.

L’auto viene sbalzata in aria e precipita su un fianco, la De Filippi esce trascinata dal cane, mentre Maurizio Costanzo rimane in auto con lui. Poco dopo escono dalla macchina anche loro e si rifugiano in un androne: “Un uomo con la barba e i capelli scuri, che imbracciava una mitraglietta, in mezzo a tutto quel caos, nel buio, si avvicinò per controllare se eravamo morti. Allucinante: tutti fuggivano e lui avanzava verso l’autobomba. Era uno degli attentatori. Quasi certamente incaricato, se fosse servito, di dare il colpo di grazia. Noi ci eravamo rifugiati dentro l’androne del palazzo distrutto e fui io a spingere il portone, tra i calcinacci, per chiuderci dentro. In quel momento si sentirono le sirene che stavano arrivando e il sicario fuggì. Un secondo miracolo”.

L’autista, però, ha avuto una parte attiva nell’evitare che l’ordigno fosse fatale, visto che il suo stile di guida ha ritardato l’azionamento della bomba: “Io non freno, e la strage fallisce. Avevo innestato il cosiddetto primino, la marcia più bassa, che su una 8 cilindri 5000 di cilindrata arriccia l’asfalto, e quindi, in prossimità della curva, come mi regolo? Invece di toccare il freno, levo semplicemente il piede dal gas e la Mercedes rallenta di botto, senza che si accendano gli stop. Questo li ha confusi. Me l’ha confermato un funzionario della polizia scientifica. Uno o due secondi decisivi”.

Impostazioni privacy