Incendi in Amazzonia: panico anche in Africa per la seconda foresta pluviale del Pianeta

Incendi nelle foreste pluviali: dopo l’Amazzonia paura anche per l’Africa, l’allarme di Greenpeace.

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Il mondo piange. Se ci si mette in ascolto veramente, con “l’orecchio del cuore”, si possono sentire le urla dei ghiacciai che spariscono e si sciolgono per sempre. Si possono sentire le lacrime degli alberi in fiamme in Amazzonia, i rantoli disperati di specie animali che spariscono per sempre. Lo ripetiamo, il mondo piange. L’intero pianeta che ci ospita, che ci ha dato vita e che ci permette di sopravvivere sta soffrendo per colpa nostra e ora, dopo l’Amazzonia e la Siberia in fiamme, Greenpeace lancia l’allarme perché anche l’Africa potrebbe essere a rischio.

L’allarme di Greenpeace per la foresta pluviale del Congo

Secondo i dati raccolti da GreenPeace, infatti, la foresta pluviale del bacino del Congo è una zona a rischio in modo imponente e preoccupante. Rischia di essere colpita anch’essa da incendi indomabili, ed essendo la seconda foresta più grande al mondo la situazione è piuttosto grave. Perché si pensa questo? Perché in circa una settimana sono stati registrati oltre 6900 incendi in Angola e circa 4000 nella Repubblica Democratica del Congo, in zone a confine con la foresta pluviale. Martina Borghi, responsabile della campagna foreste di Greenpeace Italia non ci gira intorno: “Chiediamo ai governi dei Paesi del Bacino del Congo di fare qualcosa, di adottare delle misure di sicurezza adeguate per evitare che gli incendi e le fiamme che stanno colpendo la savana arrivino anche alla foresta”.

L’importanza della foresta pluviale del Congo è piuttosto palese: oltre ad ospitare milioni e milioni di indigeni, ci sono anche migliaia di specie animali e vegetali che non si possono perdere. Anzi, che noi non possiamo permetterci di perdere. Inoltre la foresta pluviale del Congo immagazzina 115miliardi di CO2, l’equivalente delle emissioni di combustibili fossili prodotte dagli Stati Uniti in 12 anni. Il ruolo di questa area del nostro pianeta è quindi evidentemente fondamentale per regolare il clima del nostro paese e poiché circa 50milioni di ettari sono già nelle mani delle multinazionali che deforestano, è importante preservare il rimanente che diventa più vulnerabile agli incendi. Secondo Borghi di Greenpeace, invece di continuare a dare concessioni alle multinazionali che distruggono le foreste, i diritti di gestione dovrebbero tornare nelle mani della popolazioni indigene che conoscono la tradizione e gli standard ambientali della zona.

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