Omicidio Vannini, rivelazione: “Ciontoli promise a Izzo di farlo entrare nei servizi segreti”

Omicidio Vannini, rivelazione: “Ciontoli promise a Izzo di farlo entrare nei servizi segreti”. Clamorose dichiarazioni del supertestimone Davide Vannicola. 

Vannini

Nell’ultimo numero del settimanale Giallo vengono riportate nuove sconcertanti rivelazioni dell’uomo chiave del processo ad Antonio Ciontoli per la morte di Marco Vannini. Stiamo parlando di Davide Vannicola che fa ulteriori rivelazioni davvero importanti che potrebbero gettare una luce del tutto nuova su una vicenda troppo sbrigativamente portata a compimento dai giudici.

Il supertestimone spiega: “Il Maresciallo Izzo e Antonio Ciontoli? Avevano un patto. Non appena Izzo fosse andato in pensione, Ciontoli lo avrebbe aiutato a farlo entrare nei servizi segreti. Izzo impazziva all’idea di poter far parte dei servizi segreti e avrebbe fatto qualunque cosa per entrarvi”.

Omicidio Vannini, il racconto completo del testimone Vannicola

Vannicola, grande amico di Izzo all’epoca Comandante della Stazione dei Carabinieri di Ladispoli, aggiunge questo inquietante dettaglio a ciò che aveva già detto sulla vicenda. In particolare a Le Iene aveva detto: “Roberto Izzo mi disse che ad uccidere Marco Vannini è stato Federico Ciontoli, non suo padre Antonio. E fu proprio lui a suggerire a Ciontoli di prendersi la colpa di quanto accaduto”. Vannicola non parla ovviamente solo coi giornalisti ma ha già confermato tutti i suoi racconti anche al capo della Procura di Civitavecchia Andrea Vardaro e al sostituto procuratore Roberto Savelli. Secondo Vannicola Izzo gli avrebbe raccontato anche della telefonata fatta da Ciontoli pochi istanti dopo lo sparo a Marco Vannini: “Robè c’è mio genero con un colpo di pistola nella vasca da bagno, mi devi aiutare. Hanno fatto un guaio grosso, mi devi aiutare”.

Vannicola poi spiega perché gli inquirenti non hanno trovato traccia nei tabulati di questa telefonata: “Sicuramente il Marescialli Izzo aveva un’altra utenza telefonica. Io stesso gli regalai un telefono dual sim. Credo che il secondo numero lo abbia dismesso nel 2016”. E lo stesso Ciontoli, proprio per il suo ruolo nei servizi segreti, aveva quasi sicuramente un telefono di servizio ma non si capisce perché gli inquirenti non si siano mai attivati per controllare le telefonate fatte con quest’altro numero.

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