Carlo Lissi, chi è l’uomo che sterminò moglie e figli piccoli a coltellate

Carlo Lissi, chi è l’uomo che sterminò moglie e figli piccoli a coltellate a Motta Visconti nel 2014. 

Carlo Lissi

Carlo Lissi, 32enne all’epoca die fatti, la sera di sabato 14 giugno 2014 uccise la moglie Maria Cristina di 38 anni, poi tolse la vita alla figlia Giulia di 5 anni e infine si accanì sul piccolo Gabriele che non aveva ancora compiuto i due anni. La carneficina venne messa in atto a mente fredda, era tutto pianificato. Per uccidere utilizzò un coltello da cucina e per dissimulare e crearsi un alibi poco prima aveva fatto l’amore con la moglie proprio sul divano sul quale poi l’avrebbe uccisa. Durante la mattanza indossò solo un paio di mutande, poi si fece una lunga doccia che gli tolse tutte le tracce di sangue dei suoi familiari. Dopo aver sterminato la famiglia ed essersi ripulito uscì per incontrare gli amici e vedere insieme a loro la partita dei Mondiali di calcio tra Italia e Inghilterra.

Poi tornò a casa e mise in atto la sua messa in scena. Urla di dolore, l’abbraccio alla moglie e il tentativo di rianimarla, pianti e singhiozzi mentre raccontava ciò che aveva trovato tornando a casa. Ma la sua ricostruzione durò pochissimo e fu smentita in pochi minuti dai Carabinieri. Mancavano tracce di sangue sugli interruttori che lui diceva di aver azionato dopo aver abbracciato la moglie insanguinata, non c’erano segni di effrazione che potessero avvalorare la sua tesi di una banda dell’est entrata in casa sua per fare una rapina finita nel sangue. Poco dopo arrivò la piena confessione. E la spiegazione: “Volevo resettare la mia vita”. Lui non voleva sposarsi con quella donna, era invaghito da tempo di una collega e men che meno voleva diventare genitore. Gli amici hanno raccontato che la sera prima del matrimonio lui ancora si tormentava per non aver avuto il coraggio di annullare le nozze. Forse qualcuno poteva aiutarlo, farlo ragionare e fargli capire che una via d’uscita c’era.

Ora Lissi si laurea in filosofia nel carcere di Pavia. La cella è piena di libri. Avrà tutta la vita per leggere e studiare e lo farà per sempre dietro alle sbarre.

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