Bimbo ucciso dal patrigno a Cardito, i giudici: “Le maestre sapevano, dirigente colpevole”

cardito bimbo ucciso maestreContinuano le indagini dopo l’omicidio del bimbo a Cardito (Napoli), per i giudici le maestre della scuola sapevano delle violenze a casa.

Sono passati quasi tre mesi da quella terribile domenica di fine gennaio che squarciò la tranquillità di Cardito, paese in provincia di Napoli. Era il 27, era una classica giornata invernale. In quelle ore, tra la tarda mattinata e il primo pomeriggio, un bimbo di 7 anni venne brutalmente ucciso. Calci, pugni e anche colpi con la scopa. Così è morto Giuseppe, così lo ha ucciso il suo patrigno. Tony Essobdi, compagno della madre, che di fatto provò ad ammazzare anche la sorella Noemi di un anno più grande. Lei, fortunatamente, se l’è cavata ‘solo’ con i lividi. Nel frattempo, il mostro è finito in carcere e recentemente anche la madre di Giuseppe è stata arrestata per concorso in omicidio. Nelle ultime ore, però, stanno emergendo nuovi dettagli. Questa volta, riguardanti la scuola e le maestre dei due bambini.

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Bimbo ucciso dal patrigno a Cardito, i giudici: “Le maestre sapevano, dirigente colpevole”

Le maestre di Giuseppe e Noemi sarebbero state perfettamente consapevoli di quanto stesse accadendo. Delle violenze continue a cui i bambini di Cardito erano sottoposti a casa, per via del patrigno. E’ quanto emerge dalle indagini che sta portando avanti la magistratura sull’omicidio del bimbo di 7 anni avvenuto lo scorso 27 gennaio nel Napoletano. Sia lui che la sorella, di 8 anni, più volte sarebbero andati a scuola con evidenti lividi e tumefazioni al viso. E alle maestre avevano rivelato espressamente di essere stati picchiati dal compagno della madre, Valentina Casa. Il 18 gennaio, a pochi giorni dalla tragedia, Noemi sarebbe arrivata in classe con il lobo dell’orecchio quasi staccato. Solo in quel momento le maestre avrebbero stilato una relazione per informare la dirigente Rosa Esca, relazione che però sarebbe rimasta per 10 giorni chiusa in un cassetto per poi essere recuperata dalla polizia. A Cardito stanno per arrivare gli ispettori inviati dal ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti. In una intercettazione telefonica, una delle insegnanti avrebbe detto a un’altra: “Non si poteva far niente”. La collega, però, sarebbe stata lapidaria nella risposta. “Non è che non si poteva far niente, non abbiamo fatto niente”.

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