Che cos’è un buco nero e perché Einstein aveva ragione – FOTO

buco nero
Il buco nero M87

È ufficiale: è stato fotografato un buco nero, la cui esistenza fu teorizzata da Albert Einstein ad inizio ‘900. Che cos’è questo mistero del cosmo?

È stato fotografato per la prima volta in assoluto un buco nero. Nello specifico ad essere stato immortalato nell’obiettivo è M87, situato al centro della galassia Virgo A, a ben 55 milioni di anni luce dalla terra. E questa immagine che può sembrare sfocata e poco significativa in realtà ha davvero tutto per poter essere definita, come è già avvenuto, “la foto del secolo”. Perché si riteneva impossibile fotografare un buco nero prima d’ora, visto che queste particolarità del cosmo assorbono la luce intorno a loro rendendosi invisibili. Quel che è stato bloccato nello scatto ottenuto dalla osservazione congiunta di otto radiotelescopi giganti sparsi in tutto il mondo è il disco rotante di fotoni in procinto di cadere nel cosiddetto ‘orizzonte degli eventi’. Una regione dello spaziotempo che rappresenta il cuore dei buchi neri e dove finisce tutta la materia senza più possibilità di poter tornare indietro. Un luogo dove poi la stessa materia non si sa che fine faccia e dove le regole della fisica come le conosciamo si annullano.

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Buco nero, una anomalia nella nostra realtà

Perché spazio e tempo si annullano, si accartocciano su loro stessi, provocando dei veri e propri strappi della realtà. E nonostante tutto questo fosse impossibile da vedere, c’è chi è invece riuscito a prevedere tutto quanto. E ben cento anni fa. Si tratta di Albert Einstein e della foto dell’eclissi di Sole del 29 maggio 1919. Prima prova evidente della validità di quella che fu la Teoria della Relatività Generale postulata dal grande fisico tedesco. Da lì ci si accorse che il campo gravitazionale del Sole riusciva a piegare la luce, osservando la posizione di stelle sullo sfondo che si trovavano dove non sarebbero dovute essere. M87 ha una massa di circa 7 miliardi di Soli o poco meno ed un diametro stimato in 40 miliardi di chilometri, quanto l’intero Sistema Solare in pratica. La sua osservazione è stata resa possibile dall’intensissima attività radiomagnetica, unico fattore che ci ha permesso di rilevare la sua presenza nonostante una distanza così elevata.

I buchi neri esistono, ora è ufficiale

Infatti lì dove non arrivano i telescopi ottici, giungono i radiotelescopi che rilevano le radiazioni diverse da quelle dello spettro del visibile. Gli otto in questione hanno agito insieme, facendo in modo in pratica da avere un obiettivo grande quanto tutta la Terra. Anche Einstein sosteneva che il contorno di un buco nero fosse circolare, ad anello, per via della materia circostante buttata in un vortice circolare dalla immensa attrazione gravitazionale dell’orizzonte degli eventi. E questa foto conferma quanto formulato in tutti questi anni da calcoli matematici, modelli teorici e rappresentazioni artistiche. I buchi neri esistono e sono proprio come li si immaginava. Un altro potenziale oggetto osservabile è Sagittarius A, che su scala cosmica è assai più vicino alla Terra, visto che si trova nella nostra galassia, la Via Lattea.

C’è anche Sagittarius A, è proprio ‘dietro casa’

Dista appena 25mila anni luce (sempre è comunque un valore prossimo all’eternità per il pensiero umano) e ha massa di qualche milione di Soli. M87 invece è estremamente più grande. Sagittarius A è però coperto da eccessivo pulviscolo stellare e gas, una cosa che contraddistingue ogni parte centrale di una galassia. Alla fine però una cosa è certa: questo 10 aprile 2019 sarà un giorno da ricordare per l’umanità, al pari dell’11 febbraio 2016, quando vennero rilevate le prime onde gravitazionali mai percepite prima. Altra prova dell’esistenza dei buchi neri, visto che sono originate dallo scontro immane di due di essi.

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