Manchester, l’infermiera che aveva salvato i bambini si è suicidata

Infermiera
(Websource)

Dramma a Manchester, una delle infermiere che ha salvato la vita dei bambini feriti durante l’attentato al concerto di Ariana Grande si è suicidata a causa di una forte depressione.

Clara Malagon era una ragazza di 22 anni che aveva deciso di dedicare la sua vita ad assistere gli altri. Diplomatasi da poco come infermiera, aveva preso servizio in un ospedale di Manchester (lei era originaria di Londra) e proprio nel primo periodo della sua attività come infermiera si è trovata ad affrontare un’emergenza: Clara era di servizio la notte in cui l’Isis ha attaccato lo stadio di Manchester in cui si teneva il concerto di Ariana Grande.

Nel corso di quelle ore frenetiche Clara ha fatto un ottimo lavoro, riuscendo, insieme alla collaborazione con medici esperti, a salvare la vita di diversi bambini feriti. Qualcosa, però, di quella notte le è rimasto dentro, visto che a distanza di 7 settimane dall’attentato la ragazza si è tolta la vita senza dare alcun preavviso. A trovarla è stata la sua amica e compagna di camera Grace Callaghan che quella sera era di turno in ospedale: “Quella sera mi disse di sentirsi giù e che aveva preso un appuntamento con il dottore per farsi prescrivere degli altri antidepressivi. Ci eravamo sentite ma non ci siamo viste poiché avevamo entrambe una serata molto impegnata. Era la persona più dolce che avessi mai conosciuto”.

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Manchester, infermiera si suicida: nessuna evidenza di intenti suicidi

La procura di Manchester ha indagato sulla morte della giovanissima Clara per comprendere se ci fosse stata negligenza da parte dei datori di lavoro, della famiglia o degli amici nel ravvisare gli intenti suicidi della ragazza. Dalle indagini è emerso che anche se Clara aveva un passato di depressione ed era stata in cura, la terapia sembrava aver funzionato e tutti, dai familiari agli amici, le avevano dato il massimo del supporto possibile. Inoltre in nessuna conversazione, Clara ha lasciato intendere di avere dei pensieri suicidi, dicendo di volersi curare e di voler effettuare un percorso con un terapeuta. La conclusione del procuratore è che Clara possa aver subito un duro colpo la notte dell’attentato, ma che non ne abbia voluto parlare con nessuno.

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