Verissimo, De Sica e Boldi: la pace in diretta tv

Boldi e De Sica
(Screenshot)

Verissimo, Boldi e De Sica: la pace in diretta tv nel salotto di Silvia Toffanin. 

Ricomincia Verissimo su Canale 5 e lo fa subito con ospiti importanti e momenti commoventi. Dopo Niccolò Bettarini insieme alla mamma Simona Ventura e Al Bano che annuncia che non si ritirerà dalla musica è stato il turno di Massimo Boldi e Christian De Sica.

I due attori, separati per diverso tempo in seguito ad una lite mai del tutto chiarita, sono tornati a fare coppia al cinema e ora anche in tv parlano del loro rapporto personale e professionale. De Sica spiega: “La verità è che io sono rimasto con il produttore con il quale ho lavorato per trent’anni anni e lui è passato ad un’altra società perché voleva produrre i suoi film da solo. Questa è la vera ragione della separazione, non abbiamo litigato. Poi dopo abbiamo iniziato a dire un sacco di cavolate, che io dovevo dargli 300 mila euro e che lui era arrabbiato con mia moglie, ma la realtà è solo questa”. “Chi l’avrebbe mai detto. Abbiamo lavorato insieme per 30 anni ma questo distacco ci è servito per poi poter ricominciare” ha aggiunto Boldi.

De Sica poi ha ricordato il compianto Carlo Vanzina al quale entrambi devono moltissimo: “Gli ho mandato le foto del set del film che stavamo girando e lui mi ha risposto che non vedeva l’ora di tornare a ridere con noi. Carlo aveva una voglia pazzesca di continuare a vivere, tanto che un mese prima di andarsene mi portò un progetto di un nuovo film da fare insieme e vedevo nei suoi occhi l’entusiasmo di voler lavorare, nonostante io sapessi fosse molto malato. Abbiamo fatto finta di pensare di fare questo film anche se sapevamo non l’avremmo mai prodotto. Il suo sogno era quello di essere invitato al Festival di Venezia. Non l’hanno mai fatto, ma ora che non c’è più ho visto che stanno facendo delle proiezioni dei suoi film. Questa è un po’ la tragedia dei comici che non sono mai apprezzati dagli intellettuali e dalla critica e poi vengono rivalutati dopo la morte”.

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