Taglio ai vitalizi, Pomicino e Giovanardi furiosi: “Non lo approverete mai”

Taglio ai vitalizi, Pomicino e Giovanardi furiosi: "Non lo approverete mai"
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Il taglio ai vitalizi dei parlamentari ha acceso la camera, duri sul provvedimento anche Cirino Pomicino e Carlo Giovanardi.

La ferma intenzione del Movimento 5 Stelle di dare un netto taglio ai vitalizi degli ex parlamentari ha generato un caos all’interno del Parlamento quando Elisabetta Alberta Casellati ha mostrato le proprie perplessità sul provvedimento. Di Maio, infatti, ha tuonato sull’argomento dichiarando: “I vitalizi non sono diritti acquisiti ma privilegi rubati. I privilegi rubati non possono esistere nel nostro governo”.

Dello stesso avviso anche l’altro vice premier Matteo Salvini che ha appoggiato la visione del collega pentastellato dicendo che: “I vitalizi prima si tagliano meglio è. E’ giusto che i parlamentari del passato sia trattati come tutti gli altri cittadini, prendendo quello che hanno versato e che i milioni risparmiati vadano ai pensionati più bisognosi”, quindi ha concluso lanciando una frecciata agli ex parlamentari che vogliono provare un ricorso: “Qualche ex parlamentare farà ricorso per difendere il suo privilegi? Che faccia tosta”. Tra gli ex parlamentari che si sono lamentati del taglio dei vitalizi ci sono stati Paolo Cirino Pomicino e Carlo Giovanardi i quali ritengono l’iniziativa dittatoriale.

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Pomicio e Giovanardi contestano il taglio ai vitalizi

Intervistato dal ‘Corriere della Sera‘ l’ex parlamentare della DC (18 anni in parlamento) Paolo Cirino Pomicino si è detto assolutamente contrario al provvedimento contro i vitalizi voluto dal Movimento 5 Stelle. Se venisse approvato, infatti, il suo vitalizio scenderebbe dai 4700 euro percepiti finora ai 2500 euro (un taglio pari quasi al 50%) ed a suo avviso non sarebbe corretto poiché andrebbe contro al principio secondo il quale i vitalizi sono stati istituiti: “Il vitalizio non è una pensione. Ma quando fu introdotto negli anni Sessanta, i padri costituenti erano viventi e compresero che la libertà dei legislatori doveva essere garantita anche sul piano economico nel presente e nel futuro, senza arricchimenti ma con la dignità pari alla funzione svolta”.

Ancora più duro sull’argomento è stato Carlo Giovanardi, recentemente uscito dal parlamento per dedicarsi alla politica regionale, che ha dichiarato: “Si tratta di un’iniziativa dittatoriale, quello che una volta si chiamava esproprio proletario, una norma retroattiva che non permetteremo mai che venga approvata e attuata”.

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