Vaccino covid, sono già finite le scorte: slitta tutto

I ritardi da parte di Pfizer influenzano l’andamento del piano vaccinale, in alcune Regioni è a rischio persino la dose di richiamo del vaccino.

A distanza di quasi un mese dall’arrivo delle prime dosi di vaccino, il piano vaccinale orchestrato dal commissario straordinario Domenico Arcuri rischia già di saltare. In questo caso il commissario (criticato lo scorso anno per la gestione) non ha alcuna colpa, visto che l’organizzazione per questa prima fase della campagna vaccinale ha funzionato molto bene, permettendo la somministrazione di oltre un milione di dosi di vaccini. Dopo qualche difficoltà iniziale, tutte le regioni sono entrate a regime, riuscendo a completare le vaccinazioni possibili con le dosi in possesso.

Il problema è che Pfizer in questo momento non riesce a garantire le dosi promesse. Il ministro della Salute Roberto Speranza ha pregato il gigante farmaceutico di rispettare gli accordi presi ed ha minacciato azioni legali, ma questo non è servito: il rallentamento nella fase produttiva continuerà almeno fino alla metà di febbraio. Adesso l’avvocatura di Stato cercherà di capire cos’è meglio fare a riguardo, nel frattempo il problema della carenza di scorte esiste e bisogna comprendere come risolverlo, quantomeno per non mettere a rischio la somministrazione della seconda dose di vaccino necessaria ad assicurare l’immunità del 95% e dunque la vaccinazione dei soggetti che hanno ricevuto la prima dose.

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Vaccino Covid, finite le scorte: e adesso?

Già questa settimana Pfizer ha consegnato il 29% di dosi in meno a quelle preventivate ed ha già annunciato che il ritardo nella consegna persisterà oltre il 25 gennaio, data in cui si pensava di poter tornare a regime con la produzione. L’unica idea per affrontare la problematica emersa al momento è quella di creare un magazzino nazionale da cui attingere in caso di necessità. Un meccanismo che sicuramente creerà delle differenze tra le Regioni.

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A creare delle differenze c’è già stata la decisione autonoma del gigante farmaceutico di fare dei tagli in alcune delle nostre Regioni. A tal proposito il commissario Arcuri ha dichiarato: “Sarà inevitabile l’asimmetria che questa decisione comporterà”. Sono solamente sei le Regioni che non sono state colpite dai tagli: Abruzzo, Basilicata, Marche, Molise, Umbria e Valle d’Aosta. Le altre si stanno scontrando con questi rallentamenti e se ci sono Regioni, in grado di conservare delle scorte, che al momento reggono, altre si trovano già senza dosi di vaccino e non sanno come portare avanti la campagna di vaccinazione. Tra queste quelle con maggiori problematiche sono il Veneto, a cui mancano 107 mila dosi per i richiami, l’Emilia Romagna e la Lombardia.

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