Beppe Fiorello, nuovo spettacolo dedicato al padre: il ricordo emozionante

Beppe Fiorello, il nuovo spettacolo “Penso che un sogno così” è dedicato al padre: il ricordo emozionante di un’infanzia felice.

Dopo l’enorme successo della nuova fiction “Gli orologi del diavolo”, Beppe Fiorello torna su Rai 1 con “Penso che un sogno così”. Si tratta dell’adattamento televisivo dello spettacolo teatrale basato sulle canzoni di Domenico Modugno. Lo spettacolo sarà caratterizzato dalla presenza di numerosi ospiti importanti: Serena Rossi, Francesca Chillemi, Pierfrancesco Favino, Paola Turci e Eleonora Abbagnato sono solo alcuni nomi. Parteciperà anche Rosario Fiorello, fratello di Giuseppe. “È sempre molto eccitante lavorare con lui, ti senti sempre in bilico sul crinale di una scarpata, hai paura che possa cambiare le regole del gioco, te ne stai lì impaurito ed eccitato, ma lui ti tiene sempre per mano”, ha raccontato Beppe. Il debutto è previsto per domani, 11 gennaio 2021, e per l’occasione Beppe Fiorello ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della sera.  Con i giornalisti Fiorello ha rivissuto gli anni della giovinezza, raccontando con emozione i ricordi in compagnia del padre, morto quando Beppe aveva solo 20 anni. Proprio a lui l’attore ha deciso di dedicare questo nuovo spettacolo.

Beppe Fiorello, emozionanti i ricordi dell’infanzia in compagnia del padre

Giuseppe racconta se stesso come “un bambino chiuso, timido e introverso, cresciuto a pane e Modugno”. Parlando dello spettacolo, ha svelato: “Mi piaceva l’idea di questo gioco di specchi: un padre cresce un figlio con il mito di un cantante, quel figlio diventa un attore che interpreterà proprio quel cantante. Mi sono detto che non potevo non raccontare questo incrocio del destino”. Ed è per questo che Fiorello ha deciso di omaggiare il padre dedicandogli questo nuovo spettacolo. Di lui racconta: “Era un padre molto semplice, simpatico, anche se la simpatia spesso viene letta come una dote leggera. Mi colpiva la sua positività, la sua visione della vita: era un possibilista, tutto per lui era possibile, fattibile; sognava molto, per noi e per lui. E poi non solo cantava le canzoni di Modugno, ma gli assomigliava anche fisicamente”.

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Al padre, Fiorello deve tutto. La sua morte lo ha colpito come un fulmine a ciel sereno, ma lo ha fatto crescere e capire quali sarebbero stati i grandi obbiettivi della sua vita: “Avevo 20 anni, ero un ragazzo non ancora diventato uomo. Ero al crocevia delle decisioni, nello svincolo della vita. Dove vado? Mio padre mi aiuterà, pensavo. Il mondo mi crollò addosso. La sua morte mi costrinse a crescere più velocemente e a mettere in ombra la parte chiusa e bloccata di me. Cominciai a muovermi, incuriosirmi, viaggiare, capirmi, incontrare persone”. Fiorello ha raccontato anche l’infanzia dei fratelli, oggi famosi tanto quanto lui: “Di Rosario chiunque avrebbe avuto l’idea chiara di cosa avrebbe fatto, appena nato tutti dicevano: ‘Questo bambino mettiamolo subito in televisione’. Lui e mio padre tenevano alta l’asticella dell’umore in famiglia. […] Eravamo una famiglia dall’umore sempre bello, con i naturali alti e bassi che capitano a tutti. E poi c’era il contorno della famiglia allargata di parenti. La tavola era il luogo dove ci si incontrava. Ore e ore a mangiare, ridere, parlare, cantare”.

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