Allarme inquinamento: le mascherine e i guanti per decomporsi impiegano fino a 400 anni

Le mascherine e i guanti si decompongono in circa 400 anni. Ciò vuol dire che nel 2400 ci saranno ancora le tracce di quest’epidemia. 

Gli scienziati ci hanno già avvertito: nei nostri mari c’è già più plastica che meduse.
Durante il lockdown il mondo credeva che finalmente la natura stesse avendo la sua rivincita.
Gli animali correvano di nuovo liberi, l’aria era finalmente più pulita, e i mari erano di un colore mai visto prima.

Ma da quando la quarantena è finita, in poco tempo tutto è cambiato ed è tornato esattamente come prima, anzi, la situazione sembra essere addirittura peggiorata. 

Le mascherine e i guanti si decompongono in 400 anni

Con l’uso obbligatorio di mascherine e guanti si sta producendo molta più plastica di quanto non si facesse prima.
Secondo gli scienziati, essendo la plastica monouso un prodotto sintetico, essa impiega fino a 400 anni a decomporsi.

Le mascherine e i guanti si decompongono in 400 anni: l’inquinamento ai tempi del coronavirus

A causa della pandemia che stiamo vivendo l’inquinamento dei nostri mari è nettamente peggiorato. A dimostrarlo sono le foto pubblicate su Instagram dall’organizzazione senza scopo di lucro “Opération Mer Propre“.

L’associazione in questione ha denunciato su tutti i social il fatto che le meduse stiano nuotando tra guanti e mascherine.

https://www.instagram.com/p/CA3HwCWgyWX/?utm_source=ig_web_copy_link

Dunque, se fino a pochi mesi fa si richiedeva uno scarso o nullo uso della plastica per salvare la biosfera, oggi sembrerebbe che non si possa più vivere senza.

La nuova normalità, infatti, prevede che tutti debbano indossare la mascherina per proteggersi da un ipotetico contagio da coronavirus.

Per quanto riguarda i guanti, invece, proprio ieri la OMS ha dichiarato che i guanti non vanno più utilizzati.
L’organizzazione mondiale della Salute ha fatto un passo indietro in quanto sembrerebbe che i guanti non fanno che aumentare il rischio di infezioni.

Una notizie che potrebbe essere arrivata troppo tardi. I guanti di lattice, infatti, contengono polipropilene, un materiale non biodegradabile e il loro riciclaggio è attualmente impossibile. Dunque, il prodotto in questione impiegherà tra i 100 e i 200 anni per decomporsi, per cui nel 2200 potrebbero esserci ancora le tracce di questa pandemia.

Qual è l’emergenza più grande? L’inquinamento o il coronavirus?

L’inquinamento del mar Mediterraneo è una delle emergenze più gravi dell’epoca moderna. Secondo il rapporto del WWF pubblicato in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani, la vita degli animali marini e la salute dell’essere umano sono gravemente a rischio.
La situazione è allarmante: la plastica rappresenta oggi il 95 per cento dei rifiuti sulle spiagge e sulla superficie del Mediterraneo.

Ciò è dovuto alla sovrapproduzione e al consumo eccessivo, alla cattiva gestione dei rifiuti e al turismo di massa, che fanno del Mediterraneo uno dei mari più plasticamente inquinati del mondo. E adesso, con questa pandemia in corso, la situazione sembra essere peggiorata ulteriormente.

Quando la pandemia sarà finita l’essere umano – nonostante la crisi economica che dovrà affrontare – potrà tornare presto alla normalità. Mentre invece il problema dell’inquinamento sarà sempre più allarmante.

Parliamo di tonnellate di rifiuti che non avranno mai un nuovo ciclo di vita. E che, poco a poco, finiranno per torturare ed uccidere milioni di animali marini ed uccelli.

Ci dicono di usare mascherine e guanti per proteggerci dai contagi, ma nessuno pensa ad un piano per non far finire i rifiuti nell’oceano.

Ancora una volta è la natura a rimetterci, mentre l’essere umano fa di tutto pur di riuscire a salvarsi da un destino già segnato dalla nascita.

 

 

Lucia Schettino

 

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