Quando finirà il Coronavirus, le risposte in una vecchia epidemia del 1890

Quando finirà il Coronavirus? La domanda è sempre questa, seppur posta in modi diversi. Una biologa belga ha trovato le risposte in una vecchia epidemia del 1890.

La domanda che ci facciamo tutti, seppure in modi diversi, è la stessa: quando il Covid-19 verrà davvero sconfitto? Quando sarà possibile tornare “alla vita di prima”, senza distanze sociali, confinamenti, limitazioni e impedimenti? Quando potremo tornare a rilassarci in spiaggia senza preoccuparci dei nostri vicini di asciugamano? La risposta, purtroppo, non c’è. Alcuni fanno ipotesi e consigliano indicazioni, ma non è sufficiente.

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Ecco quando finirà il Coronavirus secondo i virologi

C’è chi si aspetta nuove ondate di Covid-19, sul breve periodo (come è avvenuto in Corea del Sud) ma soprattutto sul lungo: le eventuali nuove ondate nell’autunno-inverno di quest’anno 2020, potrebbero essere in teoria ancora più aggressive delle passate. Il Washington Post, il 27 maggio, ha predetto che il Covid-19 resterà nelle nostre vite per decenni, anche dopo l’eventuale diffusione di un vaccino. Per quanto riguarda esperienze passate, non sono mai stati conosciuti precedenti pandemici di coronavirus. Gli unici virus ad aver iniziato un outbreak in una simile direzione, subito troncato, sono stati Sars-CoV (nel 2003-2004: il virus “della Sars”) e Mers-CoV (2012). Ma c’è una novità interessante.

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Nel 2005, durante un dottorato sui coronavirus, la biologa belga Leen Vijgen ha studiato con alcuni colleghi il virus umano di OC43, scoprendone le similarità con quello bovino (BCoV); risalendo lungo l’albero comune ha trovato il loro primo “antenato” comune, che risale al 1890, anno del probabile “salto di specie” dalla mucca all’uomo. Si dà il caso che il 1890 sia stato l’anno d’esordio di una pandemia durata fino al ’95, denominata “influenza russa”, e che oggi diversi studiosi riconducono a HCoV-OC43, eleggendola a prima pandemia da coronavirus. Le analogie con Covid-19 sono numerose: la cadenza delle ondate (5 settimane tra il paziente 1 e il picco), il coinvolgimento del sistema nervoso, la perdita di gusto e olfatto nei malati, la prevalenza di vittime anziane a causa di complicazioni cardiovascolari, la pressione sanitaria nelle fasi di picco. Non troppo diverso, tra l’altro, è stato il passaggio zoonotico: invece dei pipistrelli dello Yunnan nel 1890 è stata “colpa” del bestiame afflitto da pleuropolmoniti in tutto il mondo: i molti abbattimenti necessari avevano esposto allevatori e contadini al contatto con le secrezioni respiratorie.

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