Mirco Franzoni, chi è: storia dell’uomo che inseguì e uccise un ladro in casa

Mirco Franzoni inseguì e uccise il ladro albanese Eduard Ndoji dopo un furto a casa del fratello organizzando una caccia all’uomo. Ecco il suo profilo completo. 

Era il 14 dicembre 2013 quando a Serle, in provincia di Brescia, Mirco Franzoni con il suo fucile da caccia sparò e uccise un ragazzo albanese, Eduard Ndoji, che si stava dando alla fuga dopo un furto nell’appartamento del fratello. Un caso di legittima difesa? E’ proprio questo l’interrogativo cruciale della vicenda. Secondo Franzoni, il colpo di fucile gli partì per sbaglio nel corso di una colluttazione. Il Pubblico Ministero, invece, sostiene che a Serle abbia avuto luogo una caccia all’uomo culminata nell’uccisione di Ndoji.

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Il profilo di Mirco Franzoni

La verità processuale parla chiaro: Mirco Franzoni uccise volontariamente il 26enne Eduard Ndoji e per questo è stato condannato a 9 anni e 4 mesi. Secondo la Corte d’assise d’appello, che confermò il verdetto del primo grado e non fu smentita neanche dalla Cassazione, Franzoni “ha ritenuto che l’evento mortale fosse il prezzo eventuale da pagare per il raggiungimento del proprio scopo: evitare la sua fuga”. Una vera e propria caccia all’uomo, dunque.

In particolare, secondo l’accusa il fatto che Franzoni si sia messo alla ricerca dei malviventi un’ora dopo il furto a casa del fratello, armato di fucile “pronto a sparare” con tanto di sicura disinserita, cartuccia in canna e altre due nel serbatoio, dimostra che il suo non fu un colpo accidentale. In realtà, secondo i giudici furono due i colpi esplosi da Franzoni: il primo in aria, a scopo di intimidazione, e il secondo mortale, a due metri di distanza dalla vittima nella “tipica posizione del calciatore”.

Ma quella di Franzoni non solo non fu un’azione dettata dall’istinto o frutto del caso: l’uomo si è avvalso della collaborazione di compaesani e familiari, compresi il padre e il fratello, da cui una serie di tentativi di depistaggio venuti a galla soltanto grazie all’accuratezza degli inquirenti, che sono riusciti a far emergere le tante contraddizioni nel racconto di alcuni testimoni.

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