“Pronto? Siamo i rapitori di Emanuela Orlandi”, la telefonata choc e la verità dopo 36 anni

emanuela orlandi“Pronto? Siamo i rapitori di Emanuela Orlandi”, la telefonata choc e la verità dopo 36 anni. Se ne parla nell’ultimo numero del settimanale Giallo. 

Si torna a parlare del rapimento di Emanuela Orlandi perché emerge soltanto adesso dopo così tanto tempo un dettaglio agghiacciante. Solo due ore dopo il rapimento, quando ancora nessuno sapeva nulla, arrivò una telefonata in Vaticano da parte dei rapitori della giovane. Lo rivela l’arcivescovo Carlo Maria Viganò in un’intervista rilasciata al giornalista Rai Aldo Maria Valli.

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La rivelazione di Viganò e la telefonata dai rapitori di Emanuela Orlandi

Il racconto che lascia senza parole inizia così: “Quella sera mi trovavo in un ufficio della Segreteria di Stato, alla terza loggia, insieme con monsignor Leonardo Sandri. Erano circa le 20 o forse iù tardi quando ricevetti una telefonata da Padre Romeo Panciroli, allora direttore della sala stampa vaticana. Mi annunciò che era giunta appunto alla sala stampa una telefonata anonima. Annunciava che Emanuela Orlandi era stata rapita. Padre Panciroli mi disse che mi avrebbe inviato immediatamente inviato via fax un testo con il contenuto della telefonata. Purtroppo la memoria non mi assiste sul contenuto preciso di quel documento. A ogni modo vi si affermava che Emanuela Orlandi era detenuta da loro e che la sua liberazione era collegata a una richiesta, il cui adempimento non necessariamente dipendeva dalla volontà della Santa Sede. Si trattava di un messaggio formulato in termini precisi e ben costruito. Esso è indubbiamente reperibile nell’archivio della segreteria di Stato. Ovviamente a distanza di oltre trent’anni da quella sera non posso essere preciso su tutto”.

La scoperta di questa telefonata è di fondamentale importanza perché conferma che i rapitori volevano usare la 15enne Emanuela Orlandi per uno scambio di persona e non l’hanno rapita per motivi diversi come per esempio quello legato ad un giro di pedofilia. Le parole di Viganò confermano altresì che il Vaticano sapeva da sempre molto di più di ciò che ha detto in tutti questi anni.

Viganò aggiunge altri dettagli inquietanti: “L’arcivescovo Achille Silvestrini lesse il testo della telefonata e disse che secondo lui si trattava dello scherzo di pessimo gusto da parte di uno squilibrato. Da parte mia gli feci notare che il testo era redatto in termini molto rigorosi e scritto in modo professionale e che quindi doveva essere preso in seria considerazione”. Così evidentemente non fu e le ragioni rimangono uno dei tanti incredibili misteri di questa annosa vicenda.

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