La storia dei due Lorenzo, morti nello stesso modo a nove anni di distanza

La storia dei due Lorenzo
(Facebook)

Lorenzo Lunghi e Lorenzo Guarnieri, amici sin dall’infanzia e uniti anche nella tragica morte, avvenuta a causa di un omicidio stradale.

Era il 2010 quando Lorenzo Guarnieri veniva ucciso ad appena 18 anni da un pirata della strada. Da quel giorno il padre Stefano ha portato avanti una lunga lotta per il riconoscimento dell’omicidio stradale, culminata con l’approvazione della legge nel 2016. La lotta di Stefano non si è conclusa, ancora oggi gestisce l’associazione intitolata al figlio per stare vicino alle famiglie delle vittime e sensibilizzare gli altri sui rischi di una guida irresponsabile.

Nei giorni scorsi un evento tragico lo ha riportato indietro di 9 anni. L’amico fraterno del figlio, Lorenzo Lunghi, è morto dopo essere stato investito da un camion. Il ragazzo (27 anni) si trovava a lavoro e stava aiutando i colleghi a cambiare uno pneumatico, quando un camion ha invaso la corsia d’emergenza e lo ha travolto.

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Stefano Guarnieri: “La morte di Lorenzo non è colpa del fato”

Raggiunto dal ‘Corriere’ per parlare della morte dell’amico del figlio, Stefano non vuole sentir parlare di destino avverso: “Se sono morti entrambi in incidenti stradali a distanza di anni non si può accusare il destino. Ci sono colpe ben precise e sono umane. Sono stati entrambi omicidi stradali”. L’uomo spiega di essere stato vicino ai genitori del ragazzo, nonostante questo lo abbia catapultato nuovamente nel dramma vissuto 9 anni prima. Stefano li ha accompagnati in obitorio per riconoscere la salma, il momento più complesso per un genitore a cui viene strappato un figlio.

Tornato a casa ha pubblicato una foto di suo figlio e dell’amico da bambini, sotto la quale ha condiviso un lungo post. Al Corriere Stefano ha spiegato perché un incidente stradale non può essere considerato mai una fatalità: “Per questo ci siamo battuti per l’approvazione della legge sull’omicidio stradale”. A suo avviso, però, la legge è solo il primo passo verso l’educazione stradale, infatti aggiunge: ” Serve una pedagogia del vivere la strada, un’educazione che parta dalle elementari e entri nell’anima dei bambini e dei ragazzi”.

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