Il Cristianesimo è la religione più perseguitata al mondo: i dati

I dati parlano chiaro: il Cristianesimo è la religione più perseguitata al mondo, quali sono i numeri e dove vengono colpiti maggiormente.

cristianesimo
(TANG CHHIN SOTHY/AFP/Getty Images)

Ancora oggi resta il Cristianesimo la religione più perseguitata al mondo: i dati parlano chiaro. Nel 2016, ad esempio, stando al Center for Study of Global Christianity, fondato presso il Gordon-Conwell Theological Seminary di Hamilton, nel Massachussetts, 90 mila battezzati sono stati uccisi a causa della loro fede, al ritmo di uno ogni 5,8 minuti. Il 70% di questi sono stati uccisi in Africa, ma vittime della persecuzione della loro fede cristiana si hanno anche in Medio Oriente – dove la repressione religiosa riguarda più che altri gruppi islamici minoritari e i cristiani sono in nettissima minoranza – e in Asia, in quest’ultimo caso soprattutto a causa di stragi.

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Perché il Cristianesimo è la religione più perseguitata al mondo

Ora ci sono quasi il doppio dei cristiani nel Sud del mondo rispetto a quelli dell’Europa e del Nord America. Poiché il centro di gravità del cristianesimo si è spostato, lo ha fatto anche il flusso dei missionari. Migliaia di cristiani provenienti da luoghi come il Brasile, la Nigeria e la Corea del Sud – dove il cristianesimo fu portato per la prima volta da missionari europei e nordamericani – ora viaggiano in Europa e Nord America cercando di convertire i nativi. Questo determina anche una certa pressione da parte di governi locali, ma anche di gruppi paramilitari e integralisti legati ad altre religioni.

Nel decennio 2007-2017, le restrizioni governative alla religione – leggi, politiche e azioni di funzionari statali che limitano le credenze e le pratiche religiose – sono aumentate notevolmente in tutto il mondo. Questo significa che in termini assoluti tutte le religioni sono meno tollerate e in particolare il Cristianesimo è quella tendenzialmente meno tollerata. Gli ultimi dati mostrano che 52 governi – inclusi alcuni in paesi molto popolosi come la Cina, l’Indonesia e la Russia – impongono livelli “alti” o “molto alti” di restrizioni alla religione, rispetto ai 40 del 2007. La restrizione della libertà religiosa avvengono soprattutto attraverso le leggi e le politiche che la limitano fortemente.

Dunque, le limitazioni della libertà religiosa partono dall’alto, sebbene i casi più eclatanti vengano poi riscontrati in atti persecutori e stragi di vario genere. Se a livello globale diminuiscono tensioni e violenze interreligiose, lo stesso non si può dire delle imposizioni legate alle norme religiose. Meno sensibile – ma comunque costante – è l’aumento di violenze da parte di individui e gruppi sociali e ancor più grave la violenza religiosa da parte di gruppi organizzati, come ad esempio quella portata avanti da gruppi islamisti come Boko Haram nei confronti dei cristiani in Nigeria, caso sicuramente emblematico. Sempre in Africa, spostandoci a Nord, molto conosciuto è il caso dei cristiani-copti oggetto di persecuzione e vittime di strage in Egitto.

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