Tatuaggi cancerogeni, il Ministero ritira nove pigmenti dal mercato: ecco quali sono

ecco quali sono
(Getty Images)

Il Ministero della Salute ha ritirato dal mercato 9 diversi tipi di pigmenti per tatuaggi risultati secondo le analisi di laboratorio avevano al loro interno sostanze cancerogene.

A partire dallo scorso 21 marzo il Ministero della Salute ha cominciato a pubblicare degli avvisi di sicurezza riguardanti dei pigmenti utilizzati per fare dei tatuaggi. La lista delle colorazioni illecite si è conclusa per il momento a nove pigmenti ieri lunedì 26 marzo. I colori ritirati dal mercato sono:  Dubai Gold, Sailor Jerry Red, Black Mamba, Green Beret, Hot Pink, Banana Cream, Lining Green, Lining Red Light e Blue Iris.

A quanto pare, infatti, dopo un’analisi a campione dei singoli pigmenti effettuata in laboratorio si è scoperto che nei colori c’erano delle sostanze chimiche potenzialmente pericolose alla salute. Per questo motivo il dicastero ha disposto il richiamo ed il divieto di vendita per tutti i prodotti per motivazioni differenti: alcune sono state ritirate perché le sostanze contenute comportano il rischio chimico-allergogeno, mentre per altre il rischio è chimico-cancerogeno.

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Tatuaggi cancerogeni: poche tutele per i consumatori

L’analisi della composizione chimica dei pigmenti ritirati ha dunque evidenziato come i prodotti non siano conformi alla risoluzione europea ‘ResAp’ del 2008, in base alla quale tutti i colori utilizzati per i tatuaggi devono essere privi di tossicità per essere immessi nel mercato. La risoluzione europea è l’unica normativa vigente sui tatuaggi e già nel 2016 erano stato presentato al parlamento europeo un documento in cui venivano evidenziate delle criticità sulla normativa. Tra queste c’era l’assenza di una legge nazionale e quella di un’uniformità nei controlli sulle sostanze utilizzate. Le stesse perplessità sono state avanzate nel corso della congresso europeo di settore, in cui l’associazione dermatologi aveva chiesto il rafforzamento dei controlli sugli inchiostri.

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