Disastro elezioni in Sardegna, Di Maio medita una rivoluzione nei cinque stelle

Di Maio sta meditando una rivoluzioneLe elezioni regionali in Sardegna hanno confermato un calo netto dei consensi al Movimento 5 Stelle, Di Maio medita di rivoluzionare alcuni aspetti chiave dell’organizzazione politica.

In nemmeno un anno di governo, e a quasi un anno dalle trionfali elezioni del 2018, il Movimento 5 Stelle si ritrova in una situazione diametralmente opposta. Se a marzo dello scorso anno il centro sud assegnava alle politiche quasi il 35% dei consensi oggi l’effetto cambiamento è svanito ed il partito di maggioranza deve seriamente ristrutturarsi per evitare che il calo dei consensi si tramuti in una scomparsa dagli scenari che contano.

Abruzzo e Sardegna hanno dimostrato che gli italiani hanno perso la fiducia nelle capacità e nelle promesse del Movimento 5 Stelle, dunque Di Maio ed i vertici devono necessariamente valutare la situazione e cercare di tappare la falla. Alcuni all’interno del movimento pensano che Di Maio possa essere la causa della situazione attuale e c’è persino chi, come Paola Nugnes, chiede che l’attuale leader venga rimosso per riportare il movimento all’origine.

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La ricetta di Di Maio per superare la crisi: direttorio, liste civiche e fine del doppio mandato

Secondo rumors Di Maio rintraccerebbe il calo dei consensi in una mancanza di struttura,  di esperienza e gerarchie e lo si capirebbe dal fatto che stia meditando di inserire un direttorio di 10 persone scelte tra le varie anime del governo che si occupi di varie aree tematiche (una specie di segreteria), ma anche e sopratutto dall’idea di abolire il tetto del doppio mandato (uno dei cavalli di battaglia del movimento) che permetterebbe a chi è a fine mandato di continuare la propria carriera politica. In questo modo il movimento si strutturerebbe come un partito politico con membri che diventeranno veri e propri professionisti della politica. Inoltre il leader del M5S starebbe pensando di aprire alle liste civiche per le elezioni regionali, il che permetterebbe di trovare alleanze proficue sul territorio.

Per quanto riguarda l’immagine del Movimento, Di Maio penserebbe sia utile limitare al minimo le interviste televisive e le comunicazioni. L’attuale sovraesposizione sarebbe utile se ci si trovasse all’opposizione, mentre ora annunci continui potrebbero divenire fuorvianti e controproducenti. Dunque si dovrebbe andare dritti con i programmi, avviare il reddito di cittadinanza e lavorare sodo per dimostrare alla base delusa che si è in grado di mantenere le promesse. In molti all’interno del partito, però, non approvano che le decisioni siano imposte dall’alto (Di Maio proporrebbe i dieci membri del direttivo, così come imporrebbe la fine del doppio mandato) e teme che tutte le peculiarità dei 5 stelle stiano scomparendo.

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