Il viaggio verso la libertà delle donne saudite: la storia di Rahaf Mohammed

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Le donne saudite che cercano di scappare dalle violenze domestiche. Rahaf Mohammed, chi ce l’ha fatta.
Catherine Cornet, giornalista e ricercatrice, ha raccontato sulle pagine di internazionale.it il motivo per cui le donne saudite scappano dal loro paese. Rania Al Baz, che ha scritto la biografia Sfigurata, è stata la prima donna Saudita ad usare i Social per denunciare le violenze domestiche che subiva in casa. Parliamo di 15 anni fa, era il 4 aprile 2004. Il marito di Rania, geloso del suo successo, la picchiò causandole 13 fratture al volto. All’epoca Rania aveva deciso di fare qualcosa di assolutamente innovativo e pubblicò sui social le foto del suo viso dopo l’aggressione da parte del marito. Rania era una delle donne più conosciute della TV Saudita in quanto presentava il programma di successo Il Regno. Il suo post causò un vero e proprio scandalo.

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Violenza domestica: perché per le donne saudite è ancora più grave

Ovviamente le donne non vengono maltrattate e picchiati e solo in Arabia Saudita. Ma qui vengono considerate come delle minorenni a livello legale e addirittura non possono viaggiare senza che un uomo le autorizzi. Quindi sembra praticamente impossibile scappare dalle violenze domestiche, ma non per tutte.

La fuga per la libertà di Rahaf Mohammed

Rahaf Mohammed, una giovane ragazza Saudita, ce l’ha fatta. Quando la famiglia ha fatto un viaggio in Kuwait, Rahaf è fuggita in aeroporto e poi da lì in Thailandia. Il suo sogno era raggiungere l’Australia per ricominciare una nuova vita e così ha lanciato l’appello su Twitter. Dopo poco è stata accolta come rifugiata il 15 gennaio in Canada.

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Fuga dalla violenza domestica, impossibile per molte donne

Secondo The Economist, e come riporta Internazionale, sono circa 1000 le ragazze che hanno cercato di fuggire e quasi tutte hanno cercato di far sentire la loro voce tramite i social network. Il successo però della fuga di Rahaf Mohammed, che ha destato l’attenzione di tanti sui social e l’hastag #safeRahaf che ha raggiunto un milione di utenti in 12 ore, non funziona così per tutte. Come riporta Michael Page, vicedirettore per il medioriente di Human Rights Watch per una Rahaf che ce la fa ce ne sono tante altre che non ce la fanno e che non riescono nemmeno a tentare la fuga dalle violenze domestiche che subiscono a casa. Inoltre pare che siano continue le interferenze delle autorità saudite che sembrano forzare il ritorno delle donne a casa tra coloro che subiscono abusi e violenze.

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