La leggenda della sirena delle Marche: una storia d’amore e di mare

Spiaggia dei Sassi Neri a Sirolo, Conero ( Luca Boldrini – Flickr, CC BY 2.0, Wikicommons)

E’ facile che la parola “sirena” evochi ai più la città di Copenhagen o il classico di animazione della Disney e invece la storia di questa sirena è ambientata in un paesino della costa anconetana: la protagonista rispondeva al nome di Mitì, la più bella fanciulla del paese e figlia di un povero pescatore.

Una notte la ragazza fece un sogno alquanto bizzarro: nella sua mente si materializzò l’arrivo sulla spiaggia del paese di un bellissimo giovane a bordo di una barchetta. Appena giunto a riva il giovane chiese la sua mano e le disse che sarebbero fuggiti insieme. Mitì non dimenticò mai questo sogno e, dal quel giorno, si recò tutti i giorni sulla spiaggia aspettando che il ragazzo giungesse davvero per portarla via con sé e cantando, in attesa del suo arrivo, una canzone melodiosa ma incomprensibile.

Molti giovani, ammaliati dalla bellezza e della fanciulla e dal suo dolce canto, provarono a far breccia nel suo cuore ma senza riuscirci; Mitì li rifiutava dicendo che non avrebbe sposato nessuno di loro: attendeva il promesso sposo che le si era rivelato in sogno.

Un giorno giunse a riva una barca con dentro un bel giovane: credendo che si trattasse del ragazzo sognato, Mitì gli corse incontro dicendogli che lo attendeva trepidante da tantissimo. Il ragazzo però rispose che non era venuto per sposare lei ma un’altra ragazza del villaggio, sua promessa da tempo.

Per il dolore Mitì cominciò a nuotare seguendo la barca dei due amanti, cantando sempre la stessa litania finché non scomparve all’orizzonte. Da allora si narra che alcuni marinai abbiano visto, tempo dopo, una strana fanciulla dai capelli verdi molto bella e col corpo rivestito di squame e di aver udito una canzone melodiosa e ammaliante tra le onde: Mitì era divenuta leggenda. Se vi avventurate nei pressi del Conero i pescatori del luogo vi potrebbero narrare ancora le vicende della sfortunata fanciulla.

di Lorenzo Ceccarelli

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