Viaggiare all’insegna della cucina: la nuova mania che attira i turisti

This picture taken on April 3, 2015 shows H'mong ethnic children eating a free lunch at a communal kindergarten at Meo Vac district, in the northern mountainous province of Ha Giang.  AFP PHOTO / HOANG DINH Nam        (Photo credit should read HOANG DINH NAM/AFP/Getty Images)
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Vivere esperienze uniche e avvicinarsi il più possibile alla cultura di un luogo, portandone a casa il sapore autentico: chi parte per una destinazione esotica vuole sentirsi meno turista e più viaggiatore, e quale modo migliore di conoscere un popolo se non attraverso le sue tradizioni culinarie?

«Gli italiani mettono il cibo tra le gioie della vita e i viaggiatori più attenti hanno sempre avuto una grande curiosità per la cultura gastronomica dei luoghi che visitano» spiega Silvia Romagnoli di CartOrange, il più grande network italiano di consulenti di viaggio che fin dalla sua nascita propone itinerari personalizzati. «Le escursioni non bastano più – continua Silvia Romagnoli –. Da diversi anni abbiniamo ai nostri viaggi una serie di esperienze culinarie selezionate dai nostri esperti in loco, per far vivere ai viaggiatori una vera immersione nella cultura del luogo».

Condividere una cena con la gente del posto è certamente il modo migliore per sentirsi a casa, anche dall’altra parte del mondo. «L’esperienza di un pasto tradizionale in famiglia è fra quelle che esaltano di più i nostri viaggiatori – spiega ancora Silvia Romagnoli –. La proponiamo per esempio in Giordania, in Turchia e in India. Oltre a imparare sapori, ricette e provenienza dei cibi direttamente da chi li prepara, i viaggiatori scoprono dal vivo delle tradizioni che mai potrebbero conoscere in un normale ristorante. Per esempio in India, dove è costume mangiare con le mani, le famiglie insegnano agli ospiti quali sono i movimenti giusti, la loro sequenza e le regole di etichetta. Gesti autentici che valgono più di mille descrizioni in una guida turistica». I corrispondenti di CartOrange sul posto selezionano le famiglie ospitanti ed è sempre presente una guida, in grado di rendere fruibile l’esperienza anche a chi ha poca dimestichezza con le lingue straniere.

Altra proposta di successo sono i corsi di cucina, «che diventano un vero e proprio souvenir di viaggio, perché tornati a casa poi si ripropongono agli amici le ricette e i sapori conosciuti all’estero» continua Silvia Romagnoli di CartOrange, che include fra le esperienze la preparazione di un pasto tradizionale in Vietnam, compresa la spesa al mercato accompagnati dagli chef, e un sushi workshop in Giappone per apprendere i segreti dell’arte culinaria nipponica.

Ma le proposte di CartOrange non finiscono qui. In Armenia si può assistere alla preparazione del tolma (involtini di foglie di vite farcite) e del lavash, il pane tradizionale, da gustare in una cena accompagnata da danze e musiche. In Cina si partecipa alla cerimonia del tè, mentre in Giappone si viene indirizzati nei posti giusti per gustare il celebre pesce palla. In Uzbekistan si possono degustare i vini di Samarcanda e pranzare nelle yurte durante l’attraversamento del deserto. In Nuova Zelanda è possibile partecipare a una cena tradizionale Hangi e a Montreal è compresa una passeggiata alla scoperta delle eccellenze gastronomiche della città, tra mercati, caffè ed empori con degustazioni di prodotti.

«Per vivere esperienze uniche come dei “local”–conclude Silvia Romagnoli – basta avere tanta voglia di scoprire il mondo e farsi consigliare da un consulente esperto che confezionerà un viaggio su misura secondo i propri gusti e interessi».

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