Il figlio di Claudio Coccoluto ha voluto ricordare il padre con bellissime parole in una recente intervista.
Impossibile d’altronde non provare ammirazione per un uomo che ha coraggiosamente avviato una professione quando ancora si pensava che il Dj fosse soltanto un tizio che cambiava i dischi. Partito da Gaeta, dove lavorava nel negozio di elettronica del padre, Coccoluto si è esibito in ogni discoteca del mondo ed è diventato una celebrità. Ancora oggi è l’unico dj italiano ad essersi esibito nel tempio newyorchese della House music.
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Se tutti conoscevamo più o meno approfonditamente la carriera artistica e l’importanza di Claudio, quasi nessuno conosceva l’uomo che c’era dietro alla figura pubblica. Per raccontarlo a tutta Italia, il Corriere della Sera ha intervistato il figlio 27enne Gianmaria. Il ragazzo si è detto stupito e colpito dalla marea d’affetto di questi giorni, ennesima dimostrazione di come il padre avesse lasciato il segno nel cuore del pubblico, ma anche nel mondo dell’intrattenimento e della stampa.
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La prima cosa che sottolinea il ragazzo è che il padre non si è mai sentito al di sopra degli altri, anzi era una persona che amava condividere e includere tutti: “Nonostante la caratura e l’autorevolezza nel suo campo, ha sempre dedicato tempo agli altri, non ha mai fatto sentire nessuno escluso dalla sua cerchia…Non si è mai sentito un personaggio dello star system, è stato sempre vicino alla gente”. In un secondo momento sottolinea come sarebbe riduttivo considerarlo esclusivamente un dj: “Non è mai stato soltanto un dj, ma un comunicatore, docente alla Luiss e allo Ied, giurato a Sanremo, grafico… Ha dedicato la sua vita a tramandare un messaggio e a battersi con la musica e con le parole”.
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Gianmaria racconta di come il padre abbia affrontato la malattia con grande coraggio e riservatezza. Di come abbia cercato di non fare pesare la sua condizione in casa e di come abbia celato il problema all’esterno per non essere compatito. Infine afferma che l’eredità, il messaggio che il padre ha lasciato a lui e a tutti risiede nella sua stessa vita: “Un ragazzo partito da Gaeta per fare un lavoro che non era un lavoro, quando il dj era considerato un passa-dischi… È stato un artista straordinario, ma anche un uomo normale, che la notte rientrava a casa e ha tirato su una famiglia sana”.