Christian De Sica e lo zio assassino: l’attore risponde all’insulto sui social

Christian De Sica è stato pesantemente attaccato per via di uno zio “scomodo”: Jaime Ramón Mercader del Río, meglio noto come l’assassino di Lev Trockij. 

Non tutti sanno che Christian De Sica è nipote dell’assassino di Lev Trockij. Suo zio Jaime Ramón Mercader del Río (Barcellona, 7 febbraio 1913 – L’Avana, 18 ottobre 1978) è stato un agente segreto spagnolo naturalizzato sovietico operante nel NKVD durante il governo di Iosif Stalin nell’URSS. Un’eredità pesante e ingombrante per il noto attore romano, che continua a esserne perseguitato. Ma non le manda a dire a chi lo insulta sui social (vedi sotto).

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Lo scheletro nell’armadio di Christian De Sica

Jaime Ramón Mercader del Río era fratellastro dell’attrice María Mercader, già seconda moglie del regista Vittorio De Sica e madre di Christian e Manuel. Fin da giovane abbracciò le ideologie comuniste, cooperando con organizzazioni di sinistra spagnole verso la metà degli anni ’30. Fu anche imprigionato per attività politica e scarcerato nel 1936, quando in Spagna salì al potere un governo di sinistra. Nel frattempo, sua madre divenne agente segreto sovietico e lui la seguì a Mosca dove fu soprannominato dai superiori “Gnome”. Iniziò dunque ad operare per il NKVD, dal quale venne incaricato di assassinare Lev Trockij, che diversi anni prima era stato esiliato dall’Unione Sovietica, ma continuava a svolgere attività di propaganda contro il leader sovietico Stalin, soprattutto attraverso i suoi scritti.

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Il 20 agosto 1940 Mercader sfondò il cranio di Trockij nella sua residenza a Coyoacán, usando come arma una piccozza da ghiaccio dal manico tagliato. Mercader fu ferito e arrestato dalle autorità messicane, alle quali tuttavia non rivelò mai la sua vera identità. Fu poi condannato per omicidio a 20 anni di carcere. Nel 1953 la sua vera identità fu scoperta, ma i suoi legami con NKVD rimasero segreti fino al crollo dell’Urss. Il 6 maggio 1960 fu rilasciato dopo diverse richieste di grazia da parte sovietica. Si trasferì a L’Avana dove fu accolto da Fidel Castro, e nel 1961 si recò in Unione Sovietica, dopo che il governo stalinista lo aveva insignito con la medaglia di Eroe nazionale. Accolto da Nikita Sergeevič Chruščëv con onore, ottenne una pensione come eroe di guerra.

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