Coronavirus, l’Oms avverte: “Il peggio deve ancora arrivare”

Parlando dell’aumento della pandemia nel mondo, il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha detto che il peggio deve ancora arrivare.

L’Estate è appena iniziata e la situazione sanitaria italiana fa ben sperare. Da noi la diffusione del Covid-19 sembra procedere a rilento e sono sempre meno i casi gravi di infezione. Secondo alcuni esperti potrebbe trattarsi di un calo dovuto alla stagione estiva e alle temperature più alte. Alcuni studi, infatti, dimostrano che l’azione dei raggi uv contrasta quella del virus. Inoltre, in passato, sia l’influenza spagnola che la Sars (alla quale il Covid-19 è molto simile) hanno subito una flessione nei mesi estivi per ripresentarsi in autunno.

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C’è da considerare, inoltre, che nel resto del mondo la pandemia non si è arrestata e il numero globale di casi giornalieri è in costante aumento. Questo significa che il virus continua a circolare e che gli spostamenti da un Paese all’altro possono favorire l’insorgere di nuove ondate. Parole non incoraggianti in tal senso sono giunte ieri dal briefing quotidiano dell’Oms sulla pandemia. Il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, ha dichiarato: “Il peggio deve ancora arrivare. Mi dispiace dirlo ma con questo ambiente e in queste condizioni, noi temiamo il peggio. Un mondo diviso aiuta il virus a diffondersi”.

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L’Oms avverte: “Il virus ha ancora molta libertà di movimento”

Tedros Adhanom Ghebreyesus sottolinea come il Coronavirus non sia un problema delle singole nazioni, ma globale. Per questo invita ancora una volta ad abbandonare la politicizzazione della pandemia: “Sin dall’inizio abbiamo detto di mettere in quarantena la politicizzazione della pandemia e di restare uniti perché il virus è veloce e uccide e può sfruttare le divisioni tra di noi. Il nostro messaggio non riguarda nessun Paese in particolare ma riguarda tutto il mondo”. Successivamente spiega che il problema principale è che: “Il virus ha ancora molta libertà di movimento“.

Ghebreyesus, conclude aggiungendo che nei prossimi mesi bisognerà affrontare la convivenza con il virus. Quindi ricorda che sono passati 6 mesi dalla prima segnalazione di una polmonite di origine sconosciuta e nonostante tutte le precauzioni prese ad oggi ci sono stati 10 milioni di casi confermati (potrebbero essere molti di più) e 500 mila decessi in tutto il mondo. Numeri che non possono essere ignorati né sottovalutati.

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