Coronavirus, ospedali sono focolai | Infermieri avvisano: “Siamo noi gli untori”

Coronavirus, in assenza di tamponi gli ospedali sono diventati veri e propri focolai. Gli infermieri avvisano i cittadini: “Siamo noi gli untori”.

(Emanuele Cremaschi/Getty Images)

Tutte le 60 suore appartenenti all’Istituto Figlie di San Camillo di Tor Pignattara, a Roma, sono risultate positive ai test per coronavirus. Al dramma del convento di San Camillo si aggiungono altre 19 monache, appartenenti alla congregazione delle Suore Angeliche di San Paolo, malate anche loro dello stesso virus. La più grave è deceduta ieri mattina, sabato 21 marzo. Al momento le suore rappresentano, tutte insieme, oltre il 6% dei casi positivi registrati in Lazio, al momento circa 1200. L’allarme riguarda sopratutto medici e infermieri: incrociando i dati comunicati dai relativi ordini professionali e dai sindacati di categoria, oltre 1 positivo su 6 nel Lazio sarebbe un operatore sanitario. Nonostante questo preoccupante risultato, però, l’autorità sanitaria regionale ha comunicato che per ora i tamponi verranno effettuati solo sui sintomatici, seguendo le direttive nazionali, e che per questo motivo il personale asintomatico deve continuare a lavorare.

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Ospedali romani focolai del coronavirus, medici e infermieri chiedono più tamponi

E così negli ospedali romani si stanno creando dei veri e propri focolai d’infezione per coronavirus: ad oggi sono stati registrati casi di medici e infermieri positivi in quasi tutti gli ospedali della Capitale. Uno dei più recenti, reso noto nelle ultime ore, si trova all’Ifo di Mostacciano: lì un noto chirurgo è finito in terapia intensiva allo Spallanzani dopo aver contratto il virus. Il segretario di Roma e Lazio della Cisl Fp, Roberto Chierchia, chiede di preoccuparsi della “situazione esplosiva” negli ospedali: “Vanno effettuati subito i test a medici e infermieri, perché stiamo diventando noi gli untori. Il personale sanitario non se ne fa nulla dei ringraziamenti e degli effimeri attestati di riconoscenza se non viene tutelato e messo nelle condizioni di lavorare”.

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