Elena Ceste: Cassazione conferma condanna per Michele Buoninconti

Elena Ceste cassazione
Elena Ceste

Omicidio Elena Ceste, ultimo atto: la Corte di Cassazione conferma la condanna per il marito della donna, Michele Buoninconti.

La Corte di Cassazione ha messo la parola fine a un altro caso di femminicidio che aveva fatto molto discutere negli ultimi anni. Infatti, è stata confermata la condanna a 30 anni di reclusione per Michele Buoninconti accusato di aver ucciso Elena Ceste. La donna, sua moglie, era scomparsa da Costigliole d’Asti, in Piemonte, il 24 gennaio 2014. Dieci mesi dopo, era avvenuto il ritrovamento del corpo, in un canale non distante dall’abitazione.

Leggi anche –> Roberta Ragusa: arriva la sentenza d’appello per Antonio Logli

Confermata la condanna per Michele Buoninconti

Nel corso dell’udienza odierna, è stato rigettato il ricorso della difesa dell’uomo, ex vigile del fuoco, che si trova in carcere a Saluzzo. Per i suoi legali, infatti, Buoninconti è innocente e per questo chiedevano l’annullamento della condanna per mancanza di prove. Con la sentenza della Cassazione, è stato invece confermato l’impianto accusatorio che portò alla condanna in Appello, emessa dalla corte d’Assise d’appello di Torino lo scorso 15 febbraio 2017.

Le motivazioni della sentenza d’Appello per l’omicidio di Elena Ceste

La sentenza d’Appello aveva chiarito nelle sue motivazioni: “Elena Ceste non si suicidò, nè fu vittima di morte accidentale. Dovendo essere esclusa ogni ipotesi alternativa, il suo decesso di provocato da un’azione omicidiaria del marito, necessariamente commessa all’interno dell’abitazione”. Chiariva poi il movente dell’omicidio, ovvero “la scoperta del perdurante tradimento della moglie, avvenuto con il rinvenimento degli sms di S. [il presunto amante] il 21 gennaio”.

Peraltro, stando a quando emerso da alcune intercettazioni, l’uomo era convinto che già in passato Elena Ceste lo avesse tradito. Lo dimostra un altro passaggio delle motivazioni d’Appello. Michele Buoninconti, scrivevano ancora i giudici, “aveva ‘impiegato diciotto anni per raddrizzare vostra madre’, come dirà in una delle conversazioni intercettate in via ambientale ai figli”. Le motivazioni si concludevano, sottolineando che “provato il movente, la personalità di buon padre-padrone in famiglia e individuo che ha sempre mostrato la necessità di avere tuo sotto controllo”, ritenere Michele Buoninconti il responsabile della morte della moglie Elena Ceste “è dato di coerenza”.

A cura di Gabriele Mastroleo

Impostazioni privacy