Allarme Ebola. Virus fuori controllo, si sperimenta il vaccino e Obama invia militari in Africa

Getty Images
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L’allarme ebola si fa via via più preoccupante e, anche se per qualche settimana i media sembrano “mollare l’osso”, la malattia purtroppo non si ferma e porta il presidente americano Barack Obama ad inviare  tremila soldati USA in Africa Occidentale per combatterla. La diffusione infatti è stata definita come “Fuori controllo” e, oltre ai militari, saranno inviati anche medici, infermieri, ingegneri e operai”.

Si chiamerà infatti “Operation United Assistance” e avrà un costo totale di circa 750 milioni di dollari a cui vanno aggiunti quelli per la sperimentazione clinica di un nuovo vaccino contro il virus Ebola. Le prime analisi sono state iniziate a settembre con qualche volontario e, sebbene fino ad ora non abbia generato reazioni avverse, non ha nemmeno dato i risultati positivi sperati.

Il vaccino è stato sviluppato dal laboratorio GlaxoSmithKline in collaborazione con l’istituto della salute americano. I risultati, sebbene ottimi sulle scimmie, sono ancora oggetto di studio clinico e il dottor Anthony Fauci, come si legge sull’Ansa, ha dichiarato che altri dieci volontari riceveranno il vaccino nei prossimi giorni al fine di avere risultati completi entro la fine dell’anno.

Come si è diffusa l’ebola

L’epidemia di ebola, la più grave a memoria d’uomo, che sta colpendo alcuni paesi del mondo in questi mesi ha un inizio, un paziente zero e un “veicolo” che l’ha trasportata in altri paesi. Secondo quanto pubblicato da Focus il primo contagiato, a dicembre 2013, è stato un bambino di due anni nel villaggio di Meliandoua in Guinea.

A mettere inisieme i pezzi di questo complicato puzzle sull’origine di questo gravissimo contagio sono stati 17 epidemiologi e antropologi europei e africani impegnati in una ricerca sul campo. Sono stati loro infatti, dopo una lunga permanenza nel territorio del primo contagio a capire che l’ebola sarebbe stata veicolata da un piccolo pipistrello della frutta paglierino e dei suoi simili che avevano contagiato la frutta di cui si era probabilmente nutrito il piccolo bambino morto a dicembre e tragicamente seguito da tutta la sua famiglia.

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