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Vicoli scavati nella roccia, case che brillano al calare del sole, profumo di mandorle tostate nell’aria fredda: l’inverno qui non si limita a passare, ma prende forma e chiama per nome.
C’è una città italiana che, sotto le feste, si accende senza bisogno di effetti speciali. La riconosci dal tufo che riflette il cielo d’inverno. Dal passo lento dei visitatori che inseguono un suono di zampogne tra cortili e chiese rupestri. La riconosci anche dal silenzio, quando all’improvviso cala, e lascia parlare le pietre.
Non è solo folklore. È un sistema culturale che regge l’urto del tempo. Quartieri antichi vivi. Quartieri moderni con servizi, musei e teatri. Un calendario denso. Una rete di guide e operatori che conosce ogni piega del territorio. Qui la festa è diffusa, non confinata in una piazza.
Parliamo di Matera. E del suo modo di stare dentro il Natale. Con i Sassi che diventano quinta scenica, con luci puntuali, presepi artigianali, mercatini misurati e una programmazione che tiene insieme tradizione e contemporaneo. Non stupisce che la città figuri tra le più amate per le festività: lo dicono i flussi che animano il centro storico e la costanza con cui le strutture registrano occupazioni alte nei weekend di dicembre. Dati consuntivi univoci per la stagione in corso non sono ancora pubblici, ma le associazioni locali confermano un andamento positivo.
Matera ha una credenziale importante: è patrimonio UNESCO dal 1993 (Sassi e Parco delle Chiese Rupestri: whc.unesco.org/en/list/670) e ha fatto scuola come Capitale Europea della Cultura 2019. Nel 2026, secondo quanto annunciato a livello istituzionale, sarà Capitale Mediterranea della Cultura e del Dialogo. Non è una medaglia in bacheca: è un impegno. Si vede nella qualità dei contenuti, dai concerti alle mostre, fino agli itinerari tematici che raccontano arti e mestieri del presepe. Il portale ufficiale degli eventi, Matera Events (materaevents.it), aggiorna il cartellone con chiarezza.
Due cose colpiscono chi arriva per la prima volta. La prima è la scala del paesaggio. Cammini tra vicoli in pendenza e archi scavati, ti giri, e sotto trovi un mare di tetti. La seconda è l’ospitalità. Nelle case-grotta riconvertite in B&B, negli ipogei trasformati in ristoranti, negli atelier dove ceramisti e cartapestai lavorano a mano. Ho ancora in mente il profumo di una “crapiata” calda presa all’ora di pranzo e il morso friabile di una strazzata alle mandorle. Piccole ancore quando fuori l’aria punge.
Non mancano i classici. Il Presepe ambientato nei Sassi, quando in calendario, è un’esperienza corale. I mercatini portano botteghe locali, non solo stand fotocopia. Le luci seguono le linee della pietra e non ne coprono il disegno. E poi le prove d’autore: rassegne di cinema, reading, visite guidate nelle chiese rupestri con affreschi restaurati. La città prova a modulare i flussi, a distribuire gli eventi su più giorni, a rispettare il tessuto urbano. È un equilibrio delicato, ma è un segnale di maturità.
Sul fronte dei numeri, il quadro è coerente con gli ultimi anni: Matera attrae turismo domestico e internazionale, con picchi nei ponti e nelle settimane centrali di dicembre. Le stime degli operatori parlano di performance solide; i dati finali, utili per un confronto anno su anno, arriveranno solo a consuntivo.
Matera, dunque, non “fa” il Natale: lo ascolta e lo amplifica. Forse è questo il suo segreto. Che cosa cerchiamo davvero, quando partiamo per una città d’inverno? Una foto perfetta o un luogo che ci lasci parlare piano? In fondo, basta un gradino, una porta socchiusa, un coro in una chiesa scavata. E la festa è già cominciata.