L’autopsia sul corpo dell’infermiera deceduta dopo aver ricevuto il vaccino ha confermato che la causa della morte non è l’iniezione.
La notizia è stata immediatamente condivisa dalla stampa locale, ma è stato anche chiarito che prima di attribuire una correlazione tra la morte e il vaccino, si sarebbero dovuti attendere i risultati dell’autopsia. Dato il clamore generato dalla notizia, il governo ha assicurato alla popolazione che avrebbe seguito il caso e che sarebbe stata applicata la procedura standard per appurare se ci fosse o meno una correlazione con il vaccino.
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Infermiera professionista da decenni, Sonia lavorava da 10 anni nel reparto di Pediatria dell’Istituto Nazionale di Oncologia. Proprio perché lavorava a stretto contatto con bambini gravemente malati e immunodepressi, l’infermiera è stata una delle prime a ricevere il vaccino in Portogallo. Prima del decesso non aveva manifestato sintomi di malattie e dopo aver ricevuto la prima dose non aveva presentato effetti collaterali. Insomma sembrava che Sonia stesse bene come al solito.
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L’assenza di segnali predittori ha acuito la disperazione dei suoi familiari. Il padre ha dichiarato alla stampa locale: “Ha cenato con noi a Capodanno e poi è andata a casa del suo compagno. È stato lui a chiamarmi alle 11 del mattino per dirmi che l’aveva trovata immobile e che era morta. Mia figlia è uscita di casa e non l’ho più vista viva”. Logico, dunque, che questi chiedessero risposte al governo sulla possibile correlazione tra la morte e la ricezione della prima dose del vaccino Pfizer.
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La risposta è giunta nelle scorse ore dallo stesso Ministero della Giustizia, con un comunicato nel quale si legge: “Senza alcun riferimento alla causa della morte, coperta dal segreto, i dati preliminari derivanti dall’esame medico-legale effettuata oggi non mostrano alcuna relazione tra il decesso e il vaccino per il soggetto in questione”.