Sul tavolo del governo torna l’ipotesi dell’accesso alla pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica.
Rendere più flessibile il sistema pensionistico italiano superando la sperimentazione di “Quota 100” e anticipando l’età della pensione al di sotto dei 67 anni previsti dalla legge Fornero. E’ con questo obiettivo che il governo torna a ragionare sul diritto alla pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica. L’esecutivo, alle prese con il tavolo della riforma previdenziale attesa in contemporanea alla prossima legge di Bilancio, e i sindacati si incontreranno nei prossimi giorni per ragionare sulle proposte messe in campo.
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Nel 2011, con la scadenza di Quota 100, si porrà il problema di come superare lo “scalone” di 5 anni tra chi è riuscito ad andare in pensione con 62 anni di età e 38 di contributi e chi, dal 2022, sarà costretto a restare al lavoro fino a 67 anni. A detta dei sindacati, chi ha 41 anni di contribuzione deve andare in pensione a prescindere dall’età. Ma al momento questa opzione è possibile solo per i lavoratori precoci che a 19 anni avevano alle spalle almeno un anno di contributi versati.
Secondo alcuni studi, il passaggio a quota 41 farebbe salire la spesa a 12 miliardi già a partire dal primo anno, con tutte le difficoltà sul piano dei conti pubblici che è facile immaginare. Le altre ipotesi sul tappeto prevedono comunque una conferma di Quota 100 per accedere alla pensione, ma con una serie di limitazioni e penalizzazioni economiche che ne limiterebbero l’impatto sulle casse dello Stato.
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EDS